402 vendetta; e Milano prima destò il rimbombo dei cannoni da tanta stagione inoperosi .... e Venezia ?... Italiani ! Venezia fu madre dei Bandiera, e Venezia con la dignità che s’appartiene a una vedova dei mari così grande e così infelice, Venezia dichiarò l’odio ai tiranni in tutta la sua nobiltà, e lo sublimò con la prerogativa più bella che possa renderlo affetto gentile .... la pazienza. Sì, giova notare clic il primo impulso dato al progresso italiano mosse, checche se ne dica, da quegli eroi sfortunati, ma eroi non meno, e più anzi, de’fratelli Bandiera (nè qui importerebbe ricordare eh’e’gettarono un seme generoso in una terra infeconda^ perchè pregna di tradimento; tutta Europa ormai non l’ignora) pei quali aver avuto, nelle condizioni Europee a quel tempo, il pensiero di ciò che la sventura ha loro impedito, fu tale grandezza da non offuscarsi in faccia a qualunque altra che degli antichi si memori. Italiani ! non vi dimenticate che i Bandiera furono Veneti, e che noi infelici superstiti abbiamo scritto col loro sangue nel libro di Dio che la memoria dei Bandiera non passerà invendicata. E in quel sangue ha tinto il dito Mazzini, quell’uomo che dedicò una vita di lunghe agonie, di speranze e di trepidazioni alla sua Italia che adora da lontano con l’ansia d’un esule che ha concepito l’ardito pensiero di redimerla dall’abbiezione; poi stese il dito sulla croce tolta al disonore da un pontefice meritevole del nome italiano, si segnò nella fede dei martiri Bandiera, e in quel sangue di cui si tinse la croce, io spero, PIO IX il quale ha il nome seco della nobiltà delEanimo suo, abbia giurato egli pure .... E perchè no? 11 sangue dei Bandiera ha già fruttato in Sicilia, e d’altronde Mazzini dev’esser fuor di dubbio un grand’uomo, e a nostro avviso l’Italia dee sperar molto in Mazzini. (1) Che fece adunque Venezia? — Venezia applaudì in prima a qualche parola che osò indirettamente lanciarle il nono Congresso de’sapienti italiani, e l’odio che in lei bolliva sempre covato ma vivo, gittò la sua prima scintilla; poi tra parecchi gentili, due interpreti del pensiero comune presero ad implorarle per Dio non misericordia, sibbene mantenimento delle promesse giurate; que’due, uno de’quali Dalmato di nascita, Italiano per cuore, e che alla causa de’ Veneziani^ tra cui fermava da lunghi anni dimora, singolarmente s'accese, il cui nome risuona glorioso ed immortale per tutta Europa, Nicolò Tommaseo, vo’dire, e Daniele Manin. Ora la loro meta preveduta fu il carcere, ma non fu meta per certo di assai lunga durata .... e poi, beali loro se non temettero di proclamare la verità in faccia agli occhi spalancati e rapaci dell’aquila austriaca .... beati loro! che se potessero penetrare nel cuore grato dei loro veneti, ci vedrebbero non la vergogna della impotenza, ma la fiducia di un vicino trionfo. Chè se Tommaseo è Dalmato e i suoi Dalmati lo richieggono, noi stendiamo la mano in segno di fratellanza a quella nazione, già sanguinante delle austriache barbarie ; e Dalmazia e Italia unite nell’odio ai vili sgherri settentrionali, faremo un giorno, se Dio non s'op- (i) Veneziani presenti e futuri! Nella glòria del vostro nome, nella festa de’vostri trioni! abbiate sempre una laeviina e una benedizione pei vostri martiri, Gurzii novelli, MORO e BANDIERA.