474 strazio ne di sussistenza » Ecco la parie nobile, disinteressala che in que-sta lotta prende il Re Carlo Alberto. Ecco il senso delle sue generose parole : Io vengo tra Voi non curando di prestabilire alcun putto. Chi altera l’istoria, merita il disprezzo della nazione; chi sparge diffidenze e dissidii è un traditore della patria. Noi non neghiamo che i bravi Piemontesi e Genovesi non fossero caldi del santo amore di patria, non fossero anelanti di correre alla battaglia con noi, ma noi sosteniamo che non meno caldo ed anelante era il cuore di Carlo Alberto. Egli solo doveva regolare i concitati movimenti, aprire il libero sfogo nella maturità dei consigli per rinfrancare la redenzione Italiana. Non acconsentì a muoversi quando non poteva più contenere i suoi bravi Genovesile sue brave truppe, che anelavano di misurarsi coi loro antichi nemici, come afferma il Levi; ma egli prontamente si mosse alla voce del popolo Lombardo, ai fervidi vodi dei fratelli minacciati c speranti che si erano redenti nel loro sangue. Non si può descrivere con qual gioia fu accolla in Milano il giorno 21 Marzo la notizia, che le gloriose truppe di Carlo Alberto volavano rapidamente in soccorso della Lombardia e della Venezia capitanate da Lui in persona e da’suoi Figli; e il proclama di Carlo Alberto fu ricevuto in Piemonte con vero fremito di entusiasmo; e la magnanima risoluzione del Re di Sardegna il 27 Marzo riscosse da una deputazione di Veneti i sensi della più viva gratitudine, i quali si gloriarono di farsi interpreti della nostra universale riconoscenza, assicurando il Ministro di S. M. che quanti sono i cuori Italiani che battono nella Venezia, tanti si poteva dire che fossero i cittadini che si associavano al loro ufficio. Il Sig. Dott. Cesare Levi che non si associa al voto della Veneta deputazione, dichiara col fatto, com’è, di non appartenere a Noi. Noi abbiamo condannato all’ infamia il suo Giornale, l’abbiamo abbruciato pubblicamente, abbiamo rivendicato un oltraggio fatto al magnanimo Re e al cuor Veneziano. Afferma il Levi che tardi sì ed a più caro prezzo ma che pure avremmo riportata egualmente anche senza di Carlo Alberto la vittoria. Ma chi lo assicura? forse la voce di tanti Corpi franchi, forse la voce di tante Crociate ? È vero, sono queste un esercito di eroi pronti a versare il loro sangue pella indipendenza nostra; ma essi non bastano a sostenere l’impeto di un regolare combattimento ; abbisognano duci che li guidino contro dell’ inimico, veterani soldati che sostengano il forte della pugna, numerose batterie che spezzino e disperdano gli eserciti. E poi tanti sa-crificii che abbattono 1’ animo, tante sospese speranze che fiaccano gli spirili, tanto sangue sparso che si avrebbe a piangere ? Fer un falso allarme quanta costernazione jeri non v’ ebbe in Vicenza ed in Padova, che si tentava di diffondere nella stessa Venezia! E come essa non fu esultante ad una voce della vittoria di Carlo Alberto ? Il nome di Carlo Alberto risuonava sul labbro di tutti i nostri concittadini, si benediva a Lui come a nostro confratello liberatore. 11 Governo provvisorio della Lombardia che seppe nell’ alto suo consiglio misurare le forze de’ suoi prodi figli con quelle dell’ esercito nemico, che aveva cacciato in fuga, dichiarò tutta solennemente che la loro intrappesa «era un’ eroica temerità, e che le loro speranze si convertivano