437 potersi mettere alla testa del movimento della nazionalità tedesca, e di volgerlo a suo particolare profitto col farsi re di Germania. Carlo Alberto, di cui tutti conoscono gli antecedenti, di cui tutti sanno che non accordò nulla sennon quando vedeva che i suoi sudditi stavano per prendersi ciò che egli accordava, di cui tutti sanno, infine, die mentre i generosi Piemontesi mormoravano, e si levavano per andar a soccorrere i bravi Lombardi finché era ancora incerta la lotta (ed esso solo lo impediva), non acconsenti finalmente a muoversi sennon quando seppe che Milano, in virtù dei torrenti di sangue versati dai suoi bravi popolani, era del tutto libera, e quando vide che egli non poteva più contenere i suoi bravi Genovesi, le sue brave truppe che anelavano di misurarsi coi loro antichi nemici, gli Austriaci ; allora soltanto egli si mosse: ed ora vedete qui unito il proclama da lui pubblicato da Lodi. Osservate attentamente come parla questo Re, che non sa ancora dimenticarsi di essere stato finora Re per la grazia di Dio; osservate come egli parla di patti da prestabilire quasiché non si trattasse già ora di rivendicare soltanto la sospirata libertà di tutta Italia, ma di far patii con lui, perchè egli ci presti il suo ajuto; osservate come egli voglia già attribuire tutto il merito della vittoria, che più tardi sì, ed a più caro prezzo, ma pure avremmo riportata egualmente anche senza di lui, egli voglia attribuirlo, dìcevasi, alla sua spada, alle sue armi; osservate, infine, come tutto il suo proclama respiri quello spirito Gesuitico che lo predominava fino a jeri, che lo predomina forse ancora oggidì. • Il Proclama fu nella presente raccolta pubblicato nel giorno 6. Ed ora, dopo aver letto e ben ponderato questo Proclama, leggete qui sotto l’articolo sul Generale Durando, leggete infine il bell’articolo che riportiamo dal Giornale II Lombardo, leggete e giuncate ! Ma qualcuno ne mormora all’ orecchio : Non è tempo questo di seminare sospetti, di toglierci forse l’aiuto tanto necessario dei Piemontesi ! — E5 tempo dunque forse dì lasciare che lina novella tirannia gett i ora a suo bell’agio le sue prime fila, per trovarci poi piti tardi, allorché vorrem muoverciaccalappiati, avvinti nelle infami sue reti? E credete voi che se anche Carlo Alberto volesse dare addietro, i generosi Piemontesi vorrebbero accomunarsiT all’ infamia di abbandonarci nell'ora del cimento? Non vedete che se Egli azzardasse un solo passo a questo scopo, sarebbe desso il segnale della sua caduta dal trono ? Non pensate che Carlo Alberto è troppo astuta volpe, perchè, se si vedrà unanimi, risoluti, azzardi di giuocare su una sì fragile carta il vacillante suo trono ?____ Ma noi non spenderemo altre parole su questo argomento. Noi parliamo ad Italiani, vale a dire, a gente cui DIO fu largo di svegliate menti, di forte e generoso sentire. Con tali uomini le nostre parole basta che additino soltanto all’altrui pensiero la via. Altri saprà ben supplire alla nostra insufficienza. CESARE Dott. LEVI.