452 italiana non morrà giù per gli sforzi dell’Austria, perchè ventiquattro milioni di uomini sono deliberali di morire per essa, sono deliberali che non ritorni vivo uno solo degl'invasori, o che regnino sui cadaveri e sulle rovine, a modo degli Unni e degli Ostrogoti. Che che si faccia, la libertà italiana vivrà; ma guai a voi, popolo d'Austria, se date mano a ferirla! Fin qui, il governo non eravate voi; delle opere tenebrose, nessuno poteva ragionevolmente a voi chieder conto. Oggi il governo, sia necessità od elezione, ha diviso il potere col popolo. Senza il vostro consenso, non ha truppe, non ha danaro. Se il primo aito di lui innanzi la vostra assemblea fosse chiedervi uomini e danaro per ritornare in Italia, toglietelo subito d’illusione e rispondete unanimi: « Per uccidere altrove quella libertà, che vogliamo per noi, non un uomo, non uno scudo. « Guai a voi, Austriaci, se vi lasciale sedurre da’pretesti di materiali interessi! La prima torre, che il sistema di Mettermeli riconquistasse in Italia sarebbe gran passo verso una spaventosa reazione; scomparsa di Lombardia la tricolore coccarda, ben presto la vostra aneli'essa cadrebbe, e finireste (che a Dio non piaccia) coll’avere in Vienna guarnigione eosacea. Si lasci adunque in pace FItalia: ella non altro chiede all’Austria che pace; e la domanda pare modesta assai, ehi sa di quanto Italia va creditrice! Questa domanda si fa in nome di Dio, della ragione, dell’umanità, della fratellanza dei popoli, della libertà del mondo. Si fa nell’interesse vero delF Austria, il cui popolo, veramente tedesco, ha ben altri interessi che il suo governo, ben altre bisogne da trattare colla patria tedesca! Il popolo d’Austria dee adoperarsi, acciocché altri in Germania non si mostri più tedesco di lui, non gli rapisca il primato, le simpatie della patria comune; dee prendere tutta la parte, che tli ragione gli spetta nella rappresentanza germanica, non più di principi ma di popoli, che sta nascendo al raggio \ivilico di libertà ; dee cooperare prontamente alla ri-costruzione di una Polonia forle, indipendente, da piantarsi baluardo della civiltà contro le invasioni del dispotismo; dee stendere le braccia ai ducati di Schlesvvig ed Ilolslein, che, malgrado gli uomini e la natura, aggiogali fin ora alla Scandinavia, si dibattono e gridano aiuto alla patria tedesca, propriamente come noi alla nostra patria italiana. Ecco le opere, ecco gl’intendimenti degni di un popolo, clic \uol esser nazione ; e quesle sieno le opere e gl’intendimenti vostri, o fratelli, ai quali non è possibile clic diate mano gloriosamente, se consentite in modo veruno col governo vostro contro di noi. Come mai presentarvi al cospetto della patria tedesca, esultante di libertà, colle mani tinte nel sangue di una libertà, nata appena e salutata dai plausi di tutti i popoli liberi? Ah! quelle mani insanguinate, che andassero per deporre il voto nell’urna della patria, sarebbero respinte con un grido unanime di orrore e d’indignazione. Ma lungi da noi, fratelli, sì atroci pensieri, immagini sì ferali! Giuriamo concordi, pace all'Italia, amicizia al popolo d’Austria, indipendenza, nazionalità, fratellanza a tutti i popoli della terra. Viva Italia, Viva Germania, libere, indipendenti, e sorelle!