G15 un nome su cui si voleva accumulare tutto il peso, l'onta, l'infamia dei schiavi. A quest’ora Torse il battesimo di sangue Italiano ha redento Trieste dall’obbrobrio austriaco, di cui l’hanno a torto invilita i suoi fratelli d'Italia. 17 aprile 1848. M’affretto a chiudere questa pagina desolata. — Alla nobile e dignitosa protesta della Guardia Nazionale, l’Austriaco Governatore, Altgravio di Salm, infuriò e giurò l’avrebbe costretta all’uopo colla forza, e cacciala a morire fra i ranghi militari. Poi cosi impudenza incredibile si pubblicò la nomina d’una Commissione militare giurata che aprirebbe le lettere dal Veneto e pel Veneto. — Non aggiungo commenti. E Trieste tollera tutto ciò? Lo grida e può gridarlo solo chi non conosce Trieste. — Quel popolo è formalo per più d’un terzo di gente senza patria, senza credenza, che patria, affetti e pensieri ha sagriiicato sull’aitar dei Guadagno, piombata su Trieste a cercar lucro o preda, per cui essa è nulla più che un ampio magazzino — e che importa per loro sia italiano, austriaco, turco, purché sia ferma e sicura la cassa. I suoi contorni sono abitati da Slavi, popolo generoso sì, ma che non tutto comprende ancora la gran lotta degli schiavi contro i tiranni, e che quando quella derisa Costituzione inebbriò Trieste non di gioja nel presente, ma di fede nell’avvenire, s’aveva tulio armato per difendere i buoni padroni Austriaci. — E i cannoni di Castello sono a piombo sulla citta, e in mezz’ora, a un cenno tedesco, Trieste è rasa. — Che il movimento generale fosse italiano, lo prova l’uomo il più, sino allora, potente in Trieste, anima e mente dell’austriaca fazione da Vienna aggiogato, decorato, accarezzato, sottoposto a una commissione della Guardia Nazionale, e per aver insultato al nome di Gioberti, espulso da essa come infamato. Ora Italia nella lietezza della vittoria, lascierà un porlo di mare fiore:.io, una bella citlà, migliaja e migliaja di fratelli patire quanto umanamente si può, lascierà Trieste salutare dal suo molo, ove accorse tante volle trepidando ad aspettar novelle di noi, di là del mare le sorelle libere e gioconde, di qua udir le tedesche catene, veder l’austriaco bastone: c ciò a punire di sentimenti non italiani poca gente non italiana? Per Dio, sarebbe vergogna! — E mentre che l’Italia redenta respirerà liberamente, libera e giovine aria, e racconterà il suo portentoso trionfo, non penserà che frattanto migliaja e migliaja di fratelli Italiani come noi si scanneranno forse dall’austriaca rabbia in Trieste — o pensandolo si limiterà alla gelida parola dell’egoismo lo ho meritalo? — Per Dio, sarebbe delitto! È debito sacrò, e l’Italia non lo dimentichi, salvare Italiani, come è debito sacro scacciare Austriaci. — Iddio li ha imposti amendue — e d’amendue domanderà conto un giorno all’Italia.