477 calo — Far di tutto per difamarlo. Eran dunque vere le lettere stampate altre volte; vere le turpitudini su cui voi gemeste con me! Ma perdono, otablio ! Voi siatemene maestro : e maestro questo magnanimo popolo elle un no rispose a un giovane irritatissimo, chiedente come riparazione il sangue dei Croati imprigionali a Como. Ch’io segua a dirvi come posso della grandezza del popolo e della brutalità dei soldati. Immaginate quel che abbiate letto di più feroce degli Unni di Atlila, dei Lanzichinecchi del Borbone, dei Panduri di Maria Teresa, e non avrete ancora raggiunto la ferocia degli Austriaci in questi giorni. Ripetetelo, pubblicatelo; fate che i nostri fratelli giornalisti di tutta Italia ripubblichino queste parole, ove al tribunale dell’umanità noi denunziamo uomini obbrobriosi iìn nell’età più feroce; quelli che resero credibili gli assassinj di Tarnoìv, giudicali esagerazione da chi ha iti buon concetto l’umanità. La viltà dei combattenti è appena credibile. Ove sol trovassero una resistenza; ove cadesse un uomo ai loro fianchi, fuggivano a rolla. 18 nostri respinsero, in contrada di Brera, da 600 soldati con cannoni. Ma nelle ritirate, alior cominciavano gli orrori. Una volta fingono pace; pare annunziarsi dal castello pace volersi dal Radetzky: i nostri vi credono; ed eccoli assalili da un improvviso fucilare. Il primo giorno della insurrezione assalsero il palazzo di città (il Broletto), e quivi sorpresero una quantità di persone notevoli. Le trassero in castello, ove 4 ne fucilarono ; gli altri tennero orribilissimamenle, finché non venne il giorno della fuga. Allora li menarono con se, e oggi pure se li cacciano innanzi a’piedi, incatenali, mezzo digiuni. Onesti sono per primi i vostri due allievi, Porro Giberto e Giulio: Filippo figlio di Alessandro Manzoni; Fingegnere Appiani; De Erra; Don Ignazio Brambilla, dottor Peloso, Enrico Ubicini; Cavaliere Giuseppe Belgiojoso assessore municipale; Carlo Crespi, dottor Mascazzini, un de’capitani, Giulio Manzoli impiegato municipale, Guglielmo Fortis, il Delegato di Milano Bollali, Giani Segretario municipale. Carlo Porro, il naturalista ben noto, ferito e non medicato, mori nelle mani loro. Ercole Durini fu fucilato per via da quei mostri. E che mostri sieno, l’udrete. Fuggendo dalla contrada di Brera, cannonarono casa Carpani, ed entrati, tennero sotto le baionette i padroni della casa, mentre gli altri rapivano ogni preziosità, poi spezzavano, sfrantumavano quanto venne lor sotto mano. Eran Ungheresi, e risparmiarono le persone, forse perchè furono richiamati dal tamburo dell’allarme. Ma i Croati sevirono sugli uomini, più sulle donne e sui bambini. Anima candida, preparatevi a raccapricciare. In una casa furono trovali 13 scannali, fra’quali una madre con due bambini in braccio, un de’quali senza capo, l’altro con una bajonetta confitta dal mento in su. Un altro bambolo fu spaccato pel lungo, e i due pezzi confilli alle muraglie. Un altro bagnato nell’acqua ragia, poi messovi fuoco. Una bambina infilzata pel dietro, e portata sulla bajonetta in canna. A una donna cavato il feto dalle viscere, e poi cotto; un altro di 40 giorni fatto a bocconi, e collo aneh’esso. Un operajo stava facendo di quelle formelle di vallonea per bruciare, e i soldati lo sventrarono, e l’empierono di que’residui, indi vi posero fuoco. Nella fabbrica di seta Fabris in porta Vercellina, tutti gli operai fin ad uno furono massacrati. In un’osteria del borgo S. Croce in