578 sfa preparando «uà pagina di gloria; corrispondete alle speranze che hanno di voi concette i vostri fratèlli, è la novella Repubblica vi saia madre, come l’antica. 1 VOSTRI FRATELLI VENEZIANI. \ 6 Aprile. I PIEMONTESI 1)1 CESARE CANTÙ DI N. G. GARONI COMPILATORE DEL GIORNALE LA GIOVINE ITALI4 Corre una lettera di Cesare Cantù, nella quale il celebre autore dimostra, ossia vuol dimostrare.» Radetzky non essere che un povero diavolo condannato dagli ordini del governo e del viceré, a farsene uno stromento feroce, mentre, quanto a se, avrebbe ceduto e non avrebbe fatto male, se F avesse potuto senza obbrobrio, e andava cercando (colle baionette de’ Croati, non mica colla lanterna di Epilteto) di qualche discreto milanese, il quale gli suggerisse il modo di cedere e di non lai-male senza obbrobrio. E un peccato che Cantù non fosse a Miìaqo e che Radetzky co’suoi Croati non si sia incontrato in esso lui, perchè certo gli avrebbe suggerito quel modo. Povero Milano, povero diavolo di Radetzky ! Anche Pilato era un povero diavolo, che crocifisse Gesù Cristo per non aver trovato chi gli suggerisse come non lo crocifiggere. Povero diavolo ! non è vero ? 11 celebre autore seguita dimostrando, ossia volendo dimostrare, che mentre Milano stava chiuso e pativa l’orrendo strazio, nessun potente vicino accorse a soccorrerla in nome dell’umanità, nemmeno l’esercito piemontese, anzi la protesta che la Gazzetta di Torino fece? contro chi aveva osato dire, che piemontesi soldati fossero venuti in aiuto, essere simera, e finisce* con indicare all’ esercito sardo dove in nome dell’*unia-nità si debba rivolgere. La .lettera di Cantù è datata del'2(5 marzo, il domani del suo arrivo a Milano, dov’ era accorso al pericolo della pu^ia, e direttamente a Silvio Pellico, a un piemontese, e indirettamenteVà tutto il pubblico italiano, perchè stampata non so do\e, cd ora ristampata a Venezia. Lo strazio e la lotta di Milano durarono, coni’ è noto, dal giorno 18 al 25 del mese medesimo di marzo. La letlera di Cantù esclude dalla imputazione di disumanità, Novaresi, Lomellini e Genovesi, che non paghi di fabbricare e spedire munizioni, accorsero in persona e vi stanno ancora, vi stanno non solo al trionfoma al pericolo. Grazie mille, perchè i Genovesi sono miei compatrioti!, ma più che Genovese, io'sono Italiano; e come Italiano intendo fare alcune osservazioni alla letlera di C. Cantù. Prima di tutto trascriverò le seguenti parole dal primo foglio clic mi capila fra mano. Sino da Lunedi 20 marzo (il secondo della lotta )