533 perate nostre donne, i nostri bambini sgozzati ed arsi, i cari capi de' nostri fratelli imprigionati a tradimento e strascinati dalle bande fuggitive, ci fanno impossibile ogni pensiero d’accordo col governo austriaco, Da tal nemico, che ha di tal guisa sconsacrata la guèrra, come potremmo noi ricevere parola di pace? È guerra di difesa la nostra; è guerra di civiltà contro barbarie; e noi la proseguiremo impavidi, preparati a tutto, ed anche ad affrontare l’estremo eccidio, con l’animo di chi, postosi a un gran cimento, nè vuole ritrarsene, nè può. Di rjueste nostre dichiarazioni, di questi nostri proponimenti noi invochiamo malle-vadrice l’Europa: all’Europa ci volgiamo per domandarne l’efficace concorso in opera d’alta giustizia ed umanità. 11 governo austriaco bandisce contro di noi una crociata; suscita la sue popolazioni con tutti gli argomenti dell’odio, con tutte le arti dell’ipocrisia. Noi non temiamo i suoi battaglioni: noi li aspettiamo nella sicurezza che la vittoria sarà un’altra volta dalla parte del diritto. Ma per l’onor di questi tempi, per l’onore della civiltà e del nome cristiano, ci contrista il pensiero di quelle popolazioni accecate da un feroce fanatismo, elle verranno a combattere una guerra così sciagurata ed iniqua. Tocca all’Europa d’illuminarle, di farle accorte de’lor veraci interessi, di rimuoverle da un’impresa, donde non raccoglieranno che lutti ed obbrobrii. Levi l’opinione europea il suo forte grido, e Certe* accadrà che si risparmii d quésto secolo la vergogna della rinnovata barbarie. Intanto a Dio noi Commettiamo le nostre sorti; all’Europa il giudizio de’nostri atti. Questo tempo è grave d’eventi, che debbono sli nuove basi ricomporre la società eristiana. Forse non è lontano il giorno, in cui tutti i popoli, disdetti i vecchi rancori, si raccoglieranno sotto il vessillo dell universale fratellanza, e cessate tutte le dispute, si daranno a coltivare fra loro relazioni del tutto pacifiche, di cui il commercio e 1’ industria stringeranno il saldo legame. Noi affrettiamo de’nostri voti quel giorno: liberi, indipendenti, Italiani, noi annoderemo allora volonterosi i vincoli santi della pace fraterna, anehe, se il vorranno, coi popoli ch’oggi formano l’impero d’Austria. E le nazioni ci accoglieranno nel consorzio europeo, perchè potremo dir loro: Noi, che fra tutte le italiche genti fummo destinati a patire di più, ad espiare più dolorosamente le colpe e gli errori degli avi, noi avemmo la gloria di suscitarle tutte, di ritemprarle nelle emozioni sublimi del nostro combattimento e della nostra vittoria, di stringerle tutto intorno al nazionale vessillo: noi siamo degni di parlare in nome della patria Italiana. Milano 12 aprile x 848. i3 Aprile. sue limiti ìhhhi disi Ri fliuo mino. Nel Giornale anno I, n, Iti intitolato ¡1 LIBERO ITALIANO è comparso un articolo del cittadino Cesare Levi, in cui sul sentiero che finora ha percorso, e che continua a percorrere coll" armi il Re di Piemonte Carlo Alberto nelle Provincie Lombardo-Venete veggonsi sparsi semi di diffidenza e sospetto per le future intenzioni di questo Principe. Se quell’articolo fu mosso nel Levi da una •personalità che per avventura si trovi egli avere contro di Carlo Alberto, noi diremo in tal caso che il Levi misura male le posizioni e che 1’ ascesa che gli tocca a fare è troppo difficile. Se all’ opposto fu mosso dall’ idea leale e serena di far del bene al-l’Italia collocandola in una prevenzione politica, noi diremo in tal caso che 1’ effetto torna sconcio e sciancato allo scopo prefisso. L’ analisi sulla condotta in passato di Carlo Alberto è una analisi oggidì fuor di selciato. Altri tempi allora, altri adesso. Non paghiamo al carattere di Carlo Alberto ciò che deve essere invece pagato alla sua politica.