644 casa d’Austria, ma puramente alla sua posizione, la più settentrionale dell’Adriatico, ove possa approdarsi; ed era ben naturale che, allorquando le provincie austriache, civilizzandosi, cominciarono a sentir il bisogno del commercio per mare, dovevano ricorrere a Trieste, come dovranno ricorrervi eternamente per tutti i prodotti, che vengono o partono pei levante o pel mezzogiorno, Egli è perciò che Trieste continuerà sempre ad essere lo scalo meridionale della Germania, indipendentemente dalla forma di governo eh’essa potrà avere, indipendentemente dalle sue simpatie nazionali, e dai suoi legami coll’Italia. Il commercio prende sempre le sue strade più naturali e più comode, ed i tempi delle prerogative e dei privilegi!, di questa barriera del despotismo, terminarono il giorno, in che l’Europa inalberò lo stendardo della libertà. Non è più in potere di nessun re, nè di nessun governo, l’obbligare a pagar 20 ciò che si può aver per 40, o d’andare 100 leghe lontano ad acquistar ciò che trovasi a 50 miglia di distanza. Non è vero che l’Austria abbia favorito Trieste co’ suoi privilegii ; ehè anzi, se essa ne gode ancora qualcuno in confronto ad altre provincie, esso non è se non una reliquia di quei tanti stabiliti per contratto, allorché si effettuava la cessione alla casa imperante, di quelli di cui in seguito la stessa casa fece man bassa. — Si dirà un privilegio il porto-franco accordato da Carlo VI? Bla se Trieste fu creata porto franco, non fii già per favorir lei; un emporio di merci esterne sull’Adriatico, un mercato aperto per le proprie, era divenuto una necessità per l’interno; ciò ammesso, dove si doveva stabilirlo ? Anche qui la posizion geografica lo insegnava: non si poteva scegliere che Trieste; e l’Austria però faceva credere che una particolare simpatia per la città ne fosse il movente. —• I più recenti privilegii poi, sono le annue contribuzioni a titolo di dazio consumo, di tassa sugli affitti, e la garantía delle azioni del Lloyd, che costerà a suo tempo alia buona città oltre a due milioni di fiorini. Avrà Trieste bisogno del sostegno austriaco per non essere aggredita? Se essa si costituisce in città libera e confederata all’Italia, chi sarà che si attenti d’andare a spogliarla? Quando mai la forza materiale fu meno necessaria per difendersi che al presente, quando i soli principii annientano le armate, le sole idee fanno crollare i troni? E da quando mai non esistono città libere, ricche e fiorenti, senza che la mancanza di forze ne abbia determinata la rovina? Ma se Trieste italiana conserverebbe egualmente il commercio della Germania, e quello stesso dell’Italia e del Tirolo, che ora possiede, Trieste tedesca perderebbe inevitabilmente quest’ultimo, perchè per esso Trieste non è indispensabile come pel primo, e da questo solo lato deve essa temere. Guai a Trieste, se essa non vede il suo interesse che per l’epoca in cui dura la guerra e l’agitazione; durante la guerra nessuno guadagna, ed è sovente più saggio l’esporsi ad un maggiore disappunto momentanei, per assicurarsi una durevole prosperità al termine della lotta. Portiamo ferma fiducia che Trieste saprà vincere le arti e le frodi, cui ora si tenta di tenerla avvinta al crollante colosso dell’Austria e torla partecipare alla sua rovina, e che essa, fatta libera, non tarderà a 44