510 poliizione di Trieste; di molte, cioè, e diverse nazioni. Che se alcuni stranieri retrogradi, incitando con denari e false insinuazioni la plebaglia ad infami parole, riuscirono a metterci in odio scambievolmente, voi non dovete insistere nel vostro rancore, e così dar cllello ai loro più caldi de-siderii; ma bensì dovete mostrarvi magnanimi quanto foste prodi, e non involgere gl’innocenti coi colpevoli, considerando clic il Triestino può iors’anco, deve restar ueutrale in queste crisi politiche: nemico all’Italia, non sarà giammai. Molli e sinceri amici, più di quanti possiate immaginare, voi avete; clic se questi poco o nulla fecero sin’ora, fu perchè ciò era materialmente impossibile. Due grandi cause c’impediscono pel momento di mostrarci quali siamo: una, la falsa opinione prevalente presso molli che, unendosi all’Italia, Trieste diverrebbe un villaggio; l’altra, ben più reale, che, al primo nostro moto di ribellione, Trieste verrebbe ridotta un mucchio di ceneri, ed allora non potremmo più offerire alla Repubblica veneta una magnifica città commerciale, ma soltanto un cimitero. ¡Nei primordii della vostra rigenerazione avete proclamalo che il vostro dogma politico sarà la fratellanza dei popoli ; ora, la via per raggiungere questo sacro scopo, non è quella di alimentare odii, insultare e minacciare, chi, per difetto d'intelligenza, non è al caso di conoscere e pregiare la santa libertà. Questi vanno compianti. Istruite e vincete, col possente esempio delle vostre magnanime azioni, colla generosità eh’è compagna al vostro valore; illuminale i cicchi: e contro armi tali, il pregiudizio, la venalità, 1‘ignoranza e l’accecamento cadranno per non mai più risorgere, e compiuta vedremo la grande missione, la grande verità: alleanza fraterna di tulli i popoli; c Veneziani e Triestini, slrctli in un solo amplesso, diranno concordi: Viva l’Italia! Viva Pio IX ! UN TRIESTINO. 12 Aprile. DOCUMENTO IiMERESSàKTISSIMO Un capitano dell’ esercito di Radetzky a un nob. di... LETTERA INTERCETTATA. Dal campo di Montechiari li 6 aprile 1848. Caro amico. Sapete quello che feci per voi (perdonatemi se lo rammento) nel 1831; è venuto il momento per ricompensarmene. La nostra situazione mette spavento : peggiora ogni giorno. Le disgrazie e l’età han fatto perdere la testa a Radetzky, che s’illude sopra soccorsi che mai non ci verranno, che spera che l’impero si ricostruirà e che la Venezia almeno potrà rimanerci. Jeri sera ancora fummo chiamati a consiglio straordinario da lui, e fu messa per la centesima volta sul tappeto la proposta di dare una gran battaglia o traversare l’Adige e il Mincio e an-