585 eguale tfei Incisi, derivanti iKali’aggregazione civile. Quale che sia la nascita o Ja fortuna, all’ingegno ed all’attività seri dovute le pubbliche distinzioni: sotto il saio, elei pari che sotto la seta, batte un cuor generose, e la missione della santa uguaglianza da noi proclamata si è questa', d'indagare quelle aninft pellegrine, a cui si possa affidare il sacro deposito dei destini della patria. Leggesi nel giornale di Milano, Il 22 Marzo: «Una delle accuse messe innanzi da alcuni contro il governo provvisorio Sarebbe grave assai. Ei sarebbe accusato di mire piemontesi, con che si vorrebbe significare essere intenzione, o almeno tendenza del governo V esercitare ogni sua azione ed ogni sua influenza per preparare al quesito della nostra futura co’stituzione politica uno scioglimento prestabilito e intempestivo, invece di attendere in uno stato d’imparziale neutralità la sentenza che la nazione è sola competente a pronunciare per la bocca de’ suoi rappresentanti, liberamente eletti a tal uopo. «Ma donde nasce l’accusa? Quali sono i fatti o gl’ indizii che possono aver dato vita al sospeUo? Noi non temiamo di asserire che la condotta del governo ne’suoi«rapporti col Piemonte non poteva essere più cauta, diremmo volonlieri più scrupolosa; tanta fu la cura di mantenere alta e spiegata la Sua bandiera di un’assoluta neutralità, e di conservare sgombro affatto il'terreno all’assemblea nazionale per quel solenne momento, quando sarà chiamata a decidere dei nostri destini. « Bene egli e vero che il governo provvisorio invocò ed ottenne dal re Carlo Alberto l’efficace soccorso delle sue armi; ma l’invocò il primo giorno delia sua esistenza, quando le nostre case erano battute in breccia dal cannone austriaco, quando le nostre contrade erano spazzate dalla mitraglia, e la rabbia feroce di un brutale nemico funestava d’ orribili stragi e d’ineendii la nostra città. Chi osasse fare al governo un’accusa di questa chiamata, offrirebbe una prova troppo manilèsta di non avere in quei grandi giorni vissuto col popolo; il quale, mentre pure sapeva con tanto sublime eroismo lietamente combattere e lietamente morire alle barricate, non . si ristava mai dall’interrogarci sulla probabilità del soccorso piemontese: segno evidente che il governo non avrebbe potuto, senza aperta follia, astenersi dall’ invocarlo. « E quando il prode esercito ebbe varcato il Ticino, quale fu l’attitudine del nòstro governo? Nato appena da tre giorni, senz’armi, col nemico alle porte, chiese ed ottenne dall’augusto allealo una formale ricognizione, trattò da pari a pari con lui, volle che i reciproci rapporti lossero lino dal primo istante precisamente determinati da una espressa convenzione, e mentre ne'dava annunzio ai paese col suo proclama del 26 marzo, non ommetleva di ripetere la sua professione di tede politica: a causa vinta i nostri destini saranno discussi e fìssati dalla nazione. « Finalmente anche adesso, in questo fervore di guerra, il Governo provvisòrio custodisce gelosamente la dignità e la perfètta indipendenza della sua posisione j nessuna delle nostre città, che non sia sgombra affatto di truppe alleate: nessuna delle nosire guerriglie, che sia capitanata ufficiali piemontesi: i pochi ufficiali, che gentilmente assunsero Finca-