N. VII. II comandante in capo delle ii. rr. truppe in Italia, feldmaresciallo Radetzky, al Presid. dell’ attuale Governo di Venezia. Abitanti di Venezia ! lo oggi non vengo da guerriero o generale felice — io voglio parlarvi da padre. È scorso tra voi un anno intiero di trambusti — di moti anarchici e rivoluzionarii, e quali ne furono le sinistre conseguenze! Il pubblico tesoro esausto — le sostanze dei privati perdute—la vostra ilo-rida città ridotta agli ultimi estremi. Ma ciò nou basta. Voi ora, dalle vittorie della mia valorosa armata riportate sopra le truppe vostre alleale, siete ridotti a vedere le numerose mie schiere arrivate al punto di assalirvi da ogni punto di terra e di mare, di attaccare i vostri forti, di tagliarvi le vostre comunicazioni, d’impedirvi ogni mezzo di lasciare Venezia. Voi così sareste abbandonali, tosto o tardi, alla mercè del vincitore. Io sono arrivato dal mio quartier generale di Milano per esortarvi l'ultima volta — l’ulivo in una mano, se date ascolto alla voce della ragione— la spada nell’altra, pronta ad infliggervi il flagello della guerra sino allo sterminio, se persistete nella via della ribellione; via che vi farebbe perdere ogni diritto alla clemenza del vostro legittimo sovrano. Io mi fermo vicino a voi, nel quartiere generale del corpo d’armata qui stanziato, tutto domani, ed aspetto ventiquattro ore, cioè sino alle ore otto di mattina del giorno sei di maggio, la vostra risposta a questa mia ultima intimazione. Le condizioni immutabili, che chiedo da voi a nome del mio Sovrano, sono le seguenti: Art. Resa assoluta, piena ed intiera. Art. 2. Reddizione immediata di tutti i forti, dei arsenali e dell’intiera ciltà, che verranno occupate dalle mie truppe, alle quali saranno pure da consegnare tutti i bastimenti e legni da guerra, in qualunque epoca siano fabbricati, tutti i pubblici stabilimenti, materiali da guerra c tutti gli oggetti di proprietà del pubblico erario. Art. 5. Consegna di tutte le armi appartenenti allo Stalo, oppure ai privati. Accordo però dall’altra parte le concessioni seguenti: Art. 4. Viene concesso di partire da Venezia a tutte le persone, senza distiiizione, che vogliono lasciare la città per la via di terra o di mare, nello spazio di guarani’ otto ore. Art. 5. Sarà emanato 1111 perdono generale per tutti i sotto~uf\iciali e semplici soldati delle truppe di terra e mare. Dal lato mio cesseranno le ostilità per tutta la giornata di domani sino all’ ora sovraindicata, cioè, le ore otto di mattina del sei di maggio. Dal quartier generale di Casa Papadopoli, li 4 maggio 1849. Il comandante in capo delle ii. rr. truppe in Italia RADETZKY feldmuresciallo.