335 La milizia la abboraina, perchè sa quale sarebbe l’effetto infame duna tua bugiarda paterna amnistia; perchè sa che dovrebbe soggiacere alia vergogna, alt'umiliazione d’esser tratta come pecora a scellerato macello, e contro la propria patria forzala niente inveire. Tu stesso ai nostri tigli hai predetto, che toslo sarebbero spinti in ben 50,000 contro i fratelli Ungheresi per esser colà massacrati da quegl’ invincibili guerrieri; e spinti lo sarebbero tra fatiche, privazioni e disagi, fra improperi, verghe e bastonate. Si, lo sanno questi valorosi soldati, e piuttosto da eroi qui antepongono di tutti morire, che essere condotti a morte infame ignominiosa. Avranno almen tomba onorala nel suolo natio, piuttosto che in barbara terra giacere vituperati cadaveri. Gli arsenalotti la detestano, perchè vedono in questo reo espediente la sicura loro e la squallida miseria delle loro famiglie. E chi dunque temerario ardirà fra noi pronunciare questa parola esecrata capitolazione ? Noi dunque vogliamo a quell' Europa che chiamasi la incivilita, e che sorda alle nostre preci, alle nostre lagrime, ai nostri lamenti, ha or dimostralo quanto sia nella più snaturata barbarie ancora imbrutita, noi vogliamo presentare esempio di furore, di rabbia, di disperazione linora dalla storia inenarralo. E se Venezia fu celebre, fu immortale nella resistenza, nel coraggio, nei patimenti, sarà grande, immortale, magnanima anche nella disperazione. Vieni qui a petto colle tue orde selvagge, o belva feroce! Vieni qui a baionetta, ed impavidi noi ti attendiamo! Cosi combattono gli eroi. Colle bombe da lungi combattono i vili carnefici. Vedrai appena giunto sulla prima nostra riva, qual fulmineo vulcano li vomiterà addosso questo sfavillante terreno voraginoso. Intrecciate tutte troverai le contrade da ammassi di svelti mattoni, e tutti i ponti demoliti. Tegole, marmi, grondaie, masserizie, acqua bollente, calce viva, olio ardente, tutto lutto le nostre eroine getteranno de’ tuoi satelliti sulle teste maledette. Le caserme saranno incendiate, l’arsenale atterrato, le navi, le barche a brulotti composte, e contro le ardenti sospinte, le armi quando le munizioni fiano consunte peste e frante e sul capo de’ tuoi quale grandine fulminatrice saranno slanciate, i metalli, i bronzi liquefatti, i monumenti smantellali, i capi d’opera d'arte inceneriti, ed infine ad ogni angolo di questo monumentale sacrario appiccata la fiamma divoratrice, non possederai che uno scheletro di frantumi affumicati; e quello solo, se fra mille e mille tuoi barbari dall’eroico eccidio mai campare potesse, quello solo potrà all’estatico peregrino così dire: Venezia qui fu; e se Venezia per la barbarie de’ tuoi fieri antenati creò se medesima, ora per la barbarie di te, demone sanguinario, tornerà una deserta palude. Ma prima che questo orribile momento pervenga, una luce brillante a noi si presenta, ora foriera di sicuro trionfo. Sappi, o esoso bombardatore, che l’invincibile eroe di Montevidèo, 'I prode GARIBALDI or giunge fra noi. Esso non verrà a fugarti col- 1 armi vili del carnefice. Se sei cavaliere, fa cessare il fuoco delle boni-