2G5 titolare, ina devono pur tutti riconoscerlo come uno slancio generale dei popoli, che vorrebbero ricostituite le loro nazionalità. Venezia, non interiori; alle altre città d’Italia nel sentire la grande scossa politica, segui il moto generale, credette giunto il momento di riacquistare quella indipendenza, alla quale non aveva mai volontariamente rinunziato, e della quale la sola forza materiale l'aveva spogliata, tua cercò di cogliere il suo intento senza rancore: lu fortunata di poterlo ottenere senza conflitto, e diede prove in questa solenne circostanza della maggiore moderazione. Se però il suo moto, in qualunque modo, e per qualsiasi impulso compiuto, vuoisi ora riguardare dal Governo austriaco come delitto, egli dovrà generalizzare la voluta colpa su tutti i Cittadini, e non offendere la giustizia, col colpirne personalmente una sola parte. E riguardo agli nlliziali che si veggono preferibilmente presi di mira, si domanda qual colpa particolare può essere loro addossata ? Ai 22 marzo 18i8, quando il popolo tutto in massa prese le armi e mauifesló il suo volere di governarsi da se, ed escludere dal potere ogni straniero, (’Autorità armala del Governo austriaco aveva dei legali Rappresentanti nei Governatori civile e militare; da questi dovevano dipendere quegli uffiziali di ogni arma, che al momento nella Piazza trovnvnnsl. Sia qualunque il motivo pel quale i Governatori austriaci credettero allora ben fatto il venire a patti col Popolo, e rinunziare ad esso senza rotiflillo ogni potere, è certo però che le determinazioni allora prese d’accordo tra le Autorità che cedevano e subentravano, dovevano essere uaa legge per chi individualmente non aveva altro dovere che quello di obbedire. Lasciamo per un momento da parte ogni sentimento individuale che rendesse spontanea la sommessiouc al nuovo ordine di cose; lasciami) pur dal considerare qual partito avrebbero preso gli ufliziali italiani che >i trovavano nella Piazza, nel caso che una lotta sanguinosa avesse emerso fra i due poteri armali messi a fronte l'uno dell’altro; lasciamo pur di occuparci dell'alternativa crudele in cui sarebbero stati posti i sentimenti di dover militare, e di dovere verso la patria, di suddito e di cittadino; "on emersero, la Dio mercè, circostanze che abbiano posto alle prove e (■mentali questi imperiosi sentimenti; l'Autorità austriaca per evitare appunto un inutile spargimento di sangue, nella sua rappresentanza legale, si dimise volontariamente, e nell’atto di dimettersi segnò ed indicò tome ultimo suo comando la sfera di dovere di ogni ulliziale, mentre coll’ articolo secondo della Capitolazione 22 marzo 4848, segnata dal teuente maresciallo conte Zichy si stabilisce: dovere le truppe del Heg-ìiniento Kinsrhi, quelle dei Croati, t'Artiglieria di terra rd il corpo del Genio abbandonare la citta e tulli i forti, e dover restare a Venezia fatte le truppe italiane e gli uffizioli italiani. Non restava quindi motivo di esitanza nel decidersi per parte degli uffiziali italiani ; la stessa Autorità austriaca li scioglieva da ogni vincolo, * li metteva nella piena libertà di obbedire al dovere di buon cittadino, qual è quello sacro segnalo nel cuore, di difendere la propria patria, di seguirne 11 qualunque destino. T. Vili. 2G