332 40 Agosto. LE TRE VEDUTE PRIMA VEDUTA. GAETA. Avanti, signori, avanti : la gran bella veduta vi si para all’ occhio. Prima che alzi la tela portatevi col pensiero nelle acque di Gaeta, sotto il bel cielo d’Italia, ove la natura è più brillante nei suoi effetti, e gli uomini più fervidi che non al Nord. Vedrete ciò, che non si è più veduto, dopo la venuta in terra del Redcutor del mondo. — Alltnlion ! — Vedete là quel magnifico palazzo, che sorge in mezzo a tante diversità di piante, ed ove manca l’albero del bene, ed allignano soltanto quei del male? Quello è il palagio, che accolse il sovrano, e cui il bombar-dalore di ¡Napoli apparecchiò quale degnissimo di lui fratello: quelle le sale, che videro gli ambasciatori di tanti augusti ladroni, complimentati dai reverendi giannizzeri dei rossi calzari : quelle le loggie, ove conversando si trattò della sorte dei popoli d’Europa. Quegli orridi giardini, che vedete a destra ed a sinistra, sono i passeggi riservali, non al piacere ed alle delizie delle anime grandi, ma bensi alle voluttà delle menti infernali meditabonde orrori stragi e sangue. Quella pianta, che maestosa e superba sorge in mezzo di eisi e gli ombriferi suoi rami estende a lunghe distanze con tetre ed oscure foglie, quella è la pianta, sotto la cui ombra, chi siede per poche ore^ quando s’alzi, se erasi seduto repubblicano, trovasi realista, se costituzionale, despota. Non vi stupite: all’Indie avvi una pianta sotto cui chi s’addormenta, più non si sveglia. Quest’è la pianta la cui ombra reale vi lascia la vita, ma vi toglie la libera volontà, e vi trasforma. L’albero, clic sopra questa s’estolle, lo crederete voi signori, per le grosse frutta che porta, la noce d’America; ma non è così: quello è l'albero, che dopo i trattati del -1815, tutti i sovrani d’Europa coltivano nei loro orti, ne raccolgono le frutta, e le dispensano agli amatissimi loro figli. Egli è l’albero bomba, dall’ inferno trapiantato in tutte le capitali dei regni, meno a Parigi. Ma Parigi repubblicana fa miracoli sotto la protezione del Vicario di Cristo, e trova di queste fruita per la città eterna, onde convertirla al suo re. Quello dalla parie opposta è della stessa famiglia, e si chiama l’albero granata. Tutti ne conoscono il sapore. Quella che vedete altissima, toccare colla cima le nubi, la calcolerete voi la pianta che dà il carobbo : no, signori, no, v’ingannate: quel lunghissimo fruito, che penzolone si perde tra le foglie, ha pasta ben diversa: esso è il razzo. Quella grotta oscura, nel ventre di quella diroccata rupe, tiene entro se il velenoso serpe descritto nella sacra Scrittura, che cogli alili suoi venefici inspirava quei perfidi, a capo dei quali stava in consiglio il re di Roma. Si credeva che in tanta adunanza, tutta santità, non dovessero entrare donne, ma pur una ve ne fu a saziare la libidine dei padri ru-