U 3 indi reità mente una potenza straniera eserciterà sulla volontà del santo padre una pressura, di cui la Francia in particolare, e il mondo cattolico in generale possono avere a lamentarsi. (E' vero! è vero!) Non esitai dunque, quanto a me, a pensare, e non esito un istante a dire, eh’ uno dei primi oggetti della nostra spedizione in Italia dovette essere di rendere al Papa la sua indipendenza, la quale, secondo me, non poteva essergli restituita, se non coi poter temporale. (A destra: sì! sì!) Il sig. Lavergne: Uopo era dirlo all’Assemblea costituente: voi 1’ avete ingannata. Il sig. di Tocqueville: Dico che l’interesse visibile, l’interesse capitale non solo della nazione francese ma di 450 milioni di cattolici, che sono sparsi nel mondo, era che il santo padre losse indipendente, e che per conseguenza riassumesse la sua potestà temporale. Il sig. Lavergne: Conveniva dirlo fin dal principio: ci avete ingannato. 11 ministro degli affari esterni. Io non ci era. (Impressioni diverse.) Il sig. Lavergne: Se non è opera vostra, è opera di quelli che vi han preceduto. Il sig. di Tocqueville: Non abbiamo dunque esitalo a pensare, che non conveniva opporsi alla ristorazione del Papa a Roma. Di più, abbiamo forti ragioni onde credere, come lo dissi già nella nota che lessi all’ Assemblea, che tale ristorazione era uè’ voti della maggioranza del popolo romano. (Richiami a sinistra.) Voce a destra: Salvo i cittadini romani che son qui. Il sig. di Tocqueville: Ciò che ne sembrava ancora più certo è che la repubblica romana, quale sussisteva a Roma nel momento in cui 1' abbiamo assalita, era un governo di terrore. (Mormorii e negazioni a sinistra.) A destra: Sii si! e d’uccisioni. Il sig. di Tocqueville . . . . , e che non si sosteneva, se non eoi terrore. Vi son mille fatti che potrebbero provarlo. (Qui il ministro legge una lettera del sig. Rixio, quindi due dispacci del sig. di Lesseps al ministro degli affari esterni in data del 25 e 28 di maggio, e que’ mille fatti si riducono ad alcune amare e particolari opinioni del sig. Rixio sull’ indole della rivoluzione romana, e del sig. di Lesseps sulle qualità e l’ingegno del Mazzini, eh’ ei dipigne co’più telri e falsi colori.) Il sig. Jules Favre: Il velo s’è alla fine squarciato; la moralità della spedizione di Roma può essere ornai giudicata per la confessione del gabinetto, e noi possiamo pur misurare fino al fondo la via senza uscita e sanguinosa, in cui ci gettò l’imperizia de'nostri uomini distato. (Al centro: Oh! oh! — Rumorosa approvazione a sinistra.) Il sig. ministro degli affari esterni ci diceva, che la discussione gli sembrava inutile; gli chieggo la permissione, dopo aver inteso il suo discorso, d’essere d’un parere affatto contrario. Se questa discussione avesse bisogno di luce, la luce è falta, e og-gimai non rimangono più se non due cose a fare. La prima, che la moderazione ch’io venero nel sig. ministro degli affari esterni, non potrà certo impedire, è di proferire un giudizio sul passato, e la seconda