20 date da questo Governo, dopo consultala la Commissione per le negoziazioni cogli esteri, eletta nel di 4G corrente. Si partiva dal principio di un regno Lombardo-Veneto, legato alla monarchia austriaca col vincolo della unione personale, e con altri larghi ed indeclinabili nessi o rapporti, concernenti gli affari esteri, le vie di comunicazione, le dogane, il comando e l’uso delle forze militari, ec. ec. In coerenza di ciò, erano stati predisposti alcuni studii sulle istituzioni politiche più convenienti alle nostre provincie, e su quelle garantie e quegli ordini amministrativi, dai quali non sarebbe dato di prescindere in uno Statuto veramente liberale, che avesse per iscopo di promuovere efficacemente la prosperità dei re-guOj rispettando la dignità nazionale. A noi però non fu porla occasione di fare alcun uso di questi studii. Per adempiere all’incarico avuto, ci recammo a Verona il dì 21 corrente, ed aprimmo le conferenze ^ riportandoci al principio espresso nella lettera scritta dal ministro il giorno 11; che, salva, cioè, l’integrità dell’impero, lo speciale Statuto di queste provincie potesse essere svolto liberamente ed indipendentemente da ogni altro articolo della Costituzione imperiale, e fòsse perciò dato di comprendervi tutte le istituzioni compossibili coll’integrità dell’impero. Mn, fin dal principio delle conferenze, il ministro ebbe a farci ben diverse dichiarazioni, e nulla allatto corrispondenti a quelle del suo foglio 11 giugno. Non solo non era egli disposto da parte sua ad indagare , d’accordo con noi, quali potessero essere le basi di una Costituzione speciale delle provincie italiane, compossibili con la integrità della monarchia; ma ci espose a dirittura che un progetto di Statuto per le provincie venete era stalo da lui compilato d’ordine dell’imperatore, alla cui approvazione doveva in seguilo essere assoggettato; che ci avrebbe fatto lettura del detto progetto; eh’esso conteneva tutto quanto era possibile accordare alle provincie lombardo-venete, a soddisfazione dei loro bisogni ed a guarentigia della loro nazionalità; ch’egli avrebbe volentieri udito le nostre osservazioni sulle singole parti del progetto, ma che non per questo era in sua facoltà di farvi alcun essenziale cangiamento, come a lavoro , i cui principii fondamentali erano collegati cogli alti interessi della monarchia, e già fissali preventivamente dal Ministero centrale. ¡Noi abbiamo fatto ripetutamente, ma inutilmente, osservare al ministro come queste sue nuove e così assolute dichiarazioni non si accordassero punto col tenore non meno esplicito della sua lettera 11 giugno. Ciò non ostante, credemmo di dover egualmente pigliare conoscenza del progetto di Costituzionegià approntalo dal ministro, come di un atto che, se non altro, ci rivelava i pensamenti e le intenzioni attuali del Governo austriaco riguardo all’Italia. Tre furono i documenti, dei quali ci venne fatta lettura: Un manifesto del cav. De Bruck , quale ministro imperiale del commercio e dei lavori pubblici, da pubblicarsi nel caso che il suo progetto di Statuto fosse stato accettato. In questo manifesto erano accennate le basi principali dello Statuto , e se ne prometteva la futura concessione da part» dell’Imperatore, non già una pronta attuazione. 2.* Il progetto di Sta-