457 nazionalità straniere, com’ intende di far rispettare la propria; ch'ella non intraprende nessuna guerra con vedute di conquista, e non adopera giammai le sue forze contro le volontà di nessun popolo. » Forse che l’ordine del giorno del 7 marzo, dinanzi al quale vi siete inchinali, non era un ordine formale di tregua, e che metteva tra’ due campi la volontà sovrana dell’Assemblea nazionale? Forse che non avete dello in modo formale che accettavate quella volontà ? Non avevate forse impegnato l’onor vostro per rispettarla e farla eseguire? Il sig. di Lcsseps non era stato forse mandato con questo scopo, e collo scopo secondario di farvi conoscere se la resistenza di Roma era fittizia o nazionale ? Ebbene, la vostra parola d" onore, data dicci volte, la Costituzione del vostro paese, che, probabilmente, avete giurato, e che dovevate far difendere, il voto sovrano dell’Assemblea; la vostra umiliazione dinanzi a quel voto; l’invio del vostro agente, lutlociò voi conculcale, Io tenete come non avvenuto, e perseveranti nello scopo che volete audacemente conseguire, malgrado tante barriere, le quali vi dicevano di non doverlo tenere come eseguibile, questo scopo voi volete correrlo attraverso di tutti questi ostacoli. ( Approvazione a sitiistra. ) Una voce in fondo della sala: È cosa compassionevole! (Movimenti diversi. ) Membri della sinistra: All’ordine l’interruttore! Quest’ordine d’ attacco, lo provai testé, violava quanto ha di più sacro fra gli uomini: la legge fondamentale, l’onore civile, l’onor militare, la volontà della sovranità nazionale, tuttociò è calpestato. Volete che vi sciolga dalla stretta di tutta questa malleveria ; che per un istante vi supponga investiti in questo paese della potestà sovrana? Forse non sarei ancora in diritto di domandarvi in nome di qual principio adoperale; qual è l’interesse che avete difeso, e perchè scatenale contro un popolo amico il flagello della guerra? Perchè? rispondetemi; rispondetemi, non con sutterfugi e grandi parole, ma con un dirilto che mi consoli, che rilevi la diplomazia francese da quell’ abbassamento, in cui ella è gittata, ad onta della nostra vittoria. E che ? siamo forse in un sogno ? Sono forse rovesciati tutli i principii ? Perdute tutte le norme del diritto e del sentimento ? Siam nel secolo decimonono, siamo una nazione che conquistò la sua libertà, cacciò via i suoi re, dichiarò che presso lei la sovranità popolare sarebbe il dogma fondamentale ; ed accade, nell’atto che compiemmo tale rivoluzione sulla fede d’alcuni tribuni, i quali scorrevano, commovendole, le provincie di Francia a perorare in favore d’un diritto, che, subito giunti al potere, cercarono di abbattere ; accade, dico, che una nazione amica, in una condizione più ardua, più intollerabile, soggiacendo al più insopportabile fra’ gioghi, marcendo nella ignoranza, vittima della sua cattiva amministrazio-ue . . . . ( Richiami a destra. ) 11 sig. Dechagelles : Dove soro gli elogii pomposi che si facevano a Pio IX? (Rumore.) Il presidente : Non avete la parola, vi richiamo all’ordine. 11 sig. Jules Favre: Chiedo a quelli che m'interrompono, in pena