453 ieri, che a lalo della volontà delPAssemblea nazionale, a lato delle parole uffìziali, proferite dal gabinetto, vi aveva, e voi la vedrete già manifestarsi con maggior energia in altre e frequenti occasioni, una volontà occulta, sotterranea, perseverante, la qual dominava a dispetto di tutte le dichiarazioni uffìziali. Il generale Oudinot ad essa obbediva. Una delle due: o conveniva dopo il 30 aprile giustificare ch’egli aveva adoperato giusta le proprie istruzioni, o destituirlo. Voi sapete, o signori, quando la notizia di questo deplorabile scontro giunse in Francia, l’Assemblea costituente si commosse; la sua autorità era stata manifestamente disconosciuta; ella aveva voluto venire in soccorso delle popolazioni italiane, e non ¡spiegare riguardo loro la bandiera della legge marziale. Nella sessione del 7 maggio furono fatte interpellazioni al gabinetto. Si propose la nominazione d’ una giunta incaricata d’esaminare le istruzioni date dal gabinetto. Questa giunta fece il suo rapporto nella sessione della sera, e sapete quali ne furono le conchiusioni. , La giunta venne a proporre all’Assemblea di dichiarare, con un ordine del giorno, ciò che segue: « L’Assemblea nazionale invita il governo a prendere senza indugio le disposizioui necessarie perchè la spedizione d’Italia non sia più a lungo sviata dallo scopo che le era stato assegnato. » Non ho uopo, signori, d’aggiugncrc che le dichiarazioni del rapporto, che presentava quell’ordine del giorno, stabilirono fino all’ultima evidenza, che nel pensiero della giunta gli alti del governo non erano stati conformi alla volontà dell’Assemblea, e che le sue istruzioni avevano sviato la spedizione dallo scopo, che le era stato precedentemente assegnato. Quest’ordine del giorno, come pure sapete, fu approvato dalFAssem-blea costituente. Quali n’erano la importanza e le conseguenze? Ve n’ha due, che saltano agli occhi dell’uomo men prevenuto. La prima di queste conseguenze è che l’Asscmblca nazionale, giustamente indignata dell’abuso che si era fatto del mandato, di cui il ministero era stato investito, intendeva d:ingiungergli di far tosto cessare una guerra empia, e che non aveva pur l’ombra di pretesto per essere principiata. Tal era l’intendimento del voto del 7 maggio; ve n’ha un secondo, che non posso ommettere dinanzi ad uomini politici, dinanzi ad uomini di stato. Questo intendimento era, signori, un biasimo gagliardo del contegno del ministero, e non so, signori, se, nella storia parlamentaria, un’Assemblca sia stata mai collocala nella crudele necessità di disapprovare così pubblicamente coloro, a’ quali eli’ ha affidato il governo della pubblica cosa. Qual era la conseguenza costituzionale di questo voto? Era il ritiro del gabinetto. Foce a destra: Ei ben fece a rimanere al suo posto! II sig. di Montalemlert: Voi fate in ciò la teorica del governo costituzionale. Il sig. Odilon Barrot: Ecco il mio delitto.