288 siete per lare, non è disperalo. Voi sicle la speranza ornai di Venezia noi vi chieggiam pane ed onore. Pane pe’nostri ligli, onore per voi s|cj»j o fratelli. Il nome veneziano voi non potevate oscurarlo, ma potevate coprire d'infamia il vostro. Scegliete o un cimento dove la vittoria e «piasi sicura, e la morte stessa è più desiderabile della vita, o una ver* gogna che vi tornerebbe più insopportabile di mille morti. N. TOMMASEO --- i i r • in--- Quel lilialmente, col quale il Tommaseo comincia il suo indirizzo alla Marineria Veneta, è uno sfacciato insulto alla operosità, alle cure, alla indefessità, alle tolleranze di quella parte della Marina alla «piale egli più particolarmente si rivolge, lo a nome de'mici canterali protesto altamente contro «piesta accusa immeritata. Noi abbiamo latto, facciamo e faremo «pianto un bene inteso amore del paese, l'onore e la coscienza ci prescrivono, e le nostre forze ci permettono di fare. Taccio delle molte altre bugie contenute in quel foglio, tanto più vergognose, quanto che egli stesso non può ignorare che sono bugie. ACHILLE BUCCHIA. - --- L'ira del sig. Burchia dimostra il suo torto. Faccia alte imprese: io sarò il primo a lodamelo. K spero lodamelo. K ho lodata più volle cordialmente la Mariueria veneta; e Venezia lo sa. Ala le ingiurie del sig. Bacchia non giungono lino a me. Io non ho di bisogno di dimostrare ch'io non fuggo il pericolo, che amo il vero, che ho pietà della Patria. Kd era, senz’oITcsa di persona, gran pietà della Patria nelle parole che il sig. Bucchia per sua disgrazia franlese. N. TOMMASEO. L’indirizzo del signor Tommnteo alla Marineria veneta, è un insulto se non può essa agire; una slealtà se è «lisposta ad agire; una infamità se suppone che possa e non voglia agire. Quell* indirizzo, che gravemente offendeva alla perseveranza de'miei compagni dipendenti; che mentiva la nostra vera condizione, era mio stretto obbligo di confutare: lo ho fatto e lo faccio. Il mio nome però è troppo poca cosa, io sono conosciuto in una troppo ristretta cerchia di onesti, perchè possa permettermi di lottare i>iil oltre coll’ auge del signor Tununateo, anche avendo ragion«*. ACHILLI- BICCIIIA.