267
30 Luglio.
L’OPERAIO GIORNALE VENEZIANO.
                                     — * <*<W« M -
    » L'autore dello scrillo che ha per titolo: Osservazioni alle prò-poste deli Austria falle a Venezia, stampate dal cittadino Pietro Milesi, t l’Intendente della Marina Bressan,
                            « Baldisseiiotto, tenente di mscello. »
    Anche senza cjHosla circostanza voleva 1’ Operaio invocare I’ atten-noue tifi pubblico sopra della carta in discorso, per adempiere una promessa latta ai lettori suoi liti da tre mesi addietro,
    Questa carta infatti nelle odierne condizioni del paese ha una gratili clic non potrebbe essere disconosciuta, lo non posso, nè vorrei po-letidolo indagar le intenzioni, e perciò rispetto il carattere dell’ autore che forse non calcolò minutamente l’importanza di tutte le sue parole ; nu non de\o lacere la censura che mi sembra meritare I'accennato do» cumenlo.
    Sebbene infatti quelle Osservazioni sieno comparse alla luce con la sola firma dell* editore libraio, pure il linguaggio è tale da far presumere clic partissero da ufficiali difensori nostri, e particolarmente da ufficiali della marina. Aggiungete questa presunzione alla impazienza con cui il popolo domanda alla marina dei fatti d’arme, cd ai lamenti suoi perché i falli non vengono, e facilmente scorgerete quale tristissima impressione si ricevesse da quella lettura, e quali sospetti essa fosse per autorizzare.
   Con ciò si spiega la premura dimostrata dagli ufficiali di marina perchè sia posta iti luce la fonte di quello scritto.
    Tale scritto contiene una giustificazione tuli'altro clic dignitosa, •alt’ altro che militare, tuli’ altro clic ilaliaua della condotta veramente dignitosa, veramente militare, veramente italiana che gli ufficiali fratelli ftoslri hanno tenuto nell’ epoca memoranda della nostra rivoluzione, quasi «he si traltasse ili stornarne dal loro capo la malleveria,
   Ksso somiglia ad una umile istanza per amnistia, come potrebbero ^rla dei soldati senza decoro quando la sauta causa fosse perduta, o quando gli Austriaci (Iddio disperda l'orribile augurio) fossero padroni di questa perseverante Venezia.
   Esso disconosce la generosa iniziativa che fu presa nello slorico nostro Arsenale ; esso attenua la parte brillante presa da quell' animosa gioventù al successo della giornata 22 marzo 1848; esso dipinge la tif-icialitA italiana come serva pecorilmente passiva dei generali austriaci, rhe restò a Venezia ed abbracciò la causa del suo paese per obbedienza *1 conte Zicby, il quale nella sua Convenzione lo ha espressamente Prescritto.
   Esso sembra diretto a persuadere l’Austria che ha torto di considerare la ufficialità veneta come nemica sua; esso adopera argomenti