349 giosa, vennero, tra le principali, contaminate dal vomitare micidial dei cannoni, con raffinato studio ministrati a’ nostri danni in modo luor del comune, quelle che seguono: Gli Scalzi, dove in ¡specie fu rotta una colonna di porfido; — Santo Stefano, nella porta maggiore e nel letto; — S. Geremia, dove l’attigua Scuola di S. Veneranda rimase preda del fuoco; — S. Simeon piccolo; — S. Salvatore, nella facciata, tempio cui poser mano insieme Tullio Lombardo, Jacopo Sansoviuo, Vincenzo Scamozzi; — Scuola dell’Arciconfra-temita di S. Rocco, stupendo cimelio di squisitezze stupende; — Santa Maria Gloriosa dei Frari e SS. Giovanni e Paolo, famose per 1’ architettura, per le sculture e’ dipìnti, più famose ancora perchè ossuarii gloriosi degli croi veneziani ; — e S. Silvestro; — e S. Luca; — e Santa Maria del Giglio; — e S. Nicolò de’ Tolculiui; — c più altre di minor conto. Alla barbara offesa soggiacquero pure molti fra’più cospicui palazzi privati e pubblici edifizii; e accenneremo di volo, che troppo ci affligge durare in sì trista enumerazione, — fra’ primi, e principalmente nella parte loro più nobile, nel prospetto, i palazzi Loredan, Mocenigo, Tie-polo, ora%Comello, Farsetti, Vendramiu Calergi, il gioiello de’ palazzi nostri, Pisani a S. Stefano, Giustinian Lolin, Grassi, Albrizzi, Papadopoli, e il non so *e dica più delizioso od elegante giardino di questo ; — fra’secondi, il Ponte di Rialto, ch’ebbe un arco forato; la Scuola di San Marco, ora Spedale civile; l’Accademia delle belle arti, il Gran Teatro la Fenice; l’Archivio a’Frari, quella suntuosa papiroteca delle nostre avite grandezze, troppo a lungo vietata allo studio de’contemporanei dalla gelosia d’un governo, che temeva non le prove del valore antico ci ridestassero a valor nuovo. Inane cura però, chè, s’e’ci teneva nascose le memorie scritte e riposte, togliere non ci poteva quelle che ci si spiegavano innanzi gli occhi e dentro il cuor portavamo! Questi sono gli sfregi e le iatture, clic la città ebbe a patire nel suo maggior patrimonio in questi venti di, ne’ quali è fatta bersaglio alle palle, alle granate e alle bombe. Sfregi materiali però, non morali, e da cui ci deriverà un nuovo titol d’onore presso chiunque pregii gli «forzi d’un popolo che aspira a libertà e vuole, quanto sa e può, mostrarsene degno. Coinè, a ricordo d’un altro disastro, che ci privava de’nostri capi d’arte per mano d’un altro straniero, il quale ricomperava almeno i torti dell'uomo con le virtù del gran capitano, si legge apposta nelle Guide di Venezia a molli monumenti la nota: Ritornato di Francia; così, a ricordo d’un disastro di gran lunga maggiore, si leggerà nelle Guide future: Sfregiato dal furor soldatesco.