153 Viltà, barbarie, ingratitudine sarebbe questa crudele, e degradante umana naturai E fra noi, chi fu il primo che ci liberò, e quali sono quelli che cercano francarci dall’austriaco giogo infernale? Manin, ed i suoi Colleglli, la milizia, ed i nostri buoni cittadini. E perche contro quello, e contro questi, mano vile, malvagia, traditrice osa con notturne iscrizioni, con parole e scritti perniciosi, imprimere invettive per suscitare funestissime discordie? Dobbiamo invece in questi terribili istanti stringerci con più tenero alleilo vicini ai Padri della nostra cara Patria. Si ripetiamoli; auclie in mezzo a tanta nostra calamità, essi sono sempre più benemeriti Padri della Patria, ed ogni giorno acquistano maggiori diritti alla nostra ri-conoscenza. * All’erta! veri cittadini, veri amici, veri fratelli, veri Veneziani! all’ertn! Animatevi ognor più del santo spirilo di gloria, Ui coraggio, e di perseveranza ! Animatevi pure verso chi vi governa del sacro spirilo di gratitudine! Vegliate giorno e notte sui traditori, che ora tracolanti oserebbero alzare più orgogliosa la froute. Sorvegliate quei scellerati che si spingono fra la moltitudine per agitarla, indispettirla, disanimarla alla eroica resistenza, esagerando i mali presenti, pronosticandone di più tetri futuri, per cosi sedurre il generoso nostro popolo a vergognosamente capitolare. Guardando questa maestosa monumentale regina dell’Adria, non vi piange l’auima a dirollo pianto, non vi stringe il cuore l’ambascia più soffocante al solo sospetto che questa bella e gentile matrona potesse mai ritornare preda infelice e deplorabile dei barbari maledetti, abbomi-n«li austro-mostri. Morte a noi tulli! meglio la morte piuttosto che una si lunga, fiera, atroce, tormentosa agonia ! Voi con calma e moderazione intanto tentale di scoprire i colpevoli autori delle esecrate iscrizioni, degli scrilli perniciosi, delle parole empie e seducenti, e cosi operando vi farete più degni del nome, di onorali cittadini, e benefici salvatori della nostra cara patria. GIOVANNI TOPPANJ. T. VII/. \t