455 A sinistra: È vero. (Benissimo1, benissimo!) Il sig. Jules Favre: Ecco ciò che voleva farsi. Per questo si conservò il potere; per questo si dichiarò che accettavasi il volo dell’Assemblea costituente, benché tal voto dovesse destare nel fondo del cuore agli uomini del gabinetto secrete amarezze. Ben sono costretto a dire che nello stesso momento, in cui quelle parole erano proferite, vi aveva nel seno dei gabinetto, e non so dove, quella medesima volontà perseverante, persistente, che irrideva l’Assemblea costituente, e che annunziava ch’ella sarebbe più forte di essa, più forte del paese (richiami), e ch’ella ristabilirebbe malgrado l’autorità costituente, l’autorità del Papa in Roma. (Rumorosa interruzione — Interpella sioni diverse e prolungate.) Il sig. Taschereau: Ei vi ha messo in quarantena. Un membro: Sì; e’v’ha messo fuor della Camera. Il sig. Jules Favre:.... e voi vedrete pure continuarsi (pici doppio, quel deplorabile giuoco, che additai nella sessione d’ieri, e che per mala sorte apparirà in quella d’oggi con più luminosa chiarezza. Che dice il sig. presidente del Consiglio? Alla bigoncia ei si sottoporrà al voto dell’Assemblea. In elfelto il domani slesso è spedito un inviato. Quali sono le istruzioni che stanno per essergli date? Il Moxii-teur che contiene le discussioni della #ssione del 7. E, come se tale lettura non bastasse, il gabinetto, che voleva porgere della sua sommissione al biasimo dell’Assemblea una pruova non equivoca, un pegno che la tranquillasse, sceglie un diplomatico che l’accidente aveva condotto nelle ringhiere, il giorno in cui tale questione si discuteva in quel ricinto, e che per conseguenza doveva esser compreso dello spirito che l’aveva dominata. Egli non aveva perduto nessuna scena di questa discussione; aveva assistito a quel voto che dalla maggioranza dell’Assemblea era stato accolto con grida di Viva la repubblica !, poiché eli*aveva sentito che non era posla a repentaglio soltanto la libertà d’Italia, ma la libertà francese eziandio, la repubblica del nostro paese, (t'iva approvazione a sinistra.) Ebbene! il sig. di Lesseps arriva a Roma; è investito del mandato di negoziare e negozia; deve esaminare ed esamina; l’effetto di questo esame lo manda al ministero; e se il ministero avesse uu istante dubitato, il dubbio a’suoi occhi svanisce; non è più, o signori, una città, che sia sotto l’oppression dei faziosi; è una città signora di sé, ed eli’è risoluta a difendersi sino alla morte. Sono 50,000 combattenti che stanno nelle sue mura, pronti a dare la vita per la indipendenza nazionale. (Richiami a destra.) Sono giovani di famiglia .... (Vive negazioni a destra; segni d’approvazione a sinistra.) Voci diverse: V’eran tra loro Francesi! Il sig. Jules Favre: Sì, giovani di famiglia, le classi laboriose, l’intero commercio, sono in piedi e attendono l’aggressione dello straniero per rispondervi come uomini liberi, i quali amano meglio morire clic vedere nella loro città armi straniere. (Approvazione a sinistra. Mormorii e negazioni a destra.) Una voce a destra: Noi siamo a Pioma, ed ei non son morti; stanno benissimo e son contentissimi.