251 sltre rivoluzioni, « quest*ora Venezia era caduta, n malgrado del suo coraggio c *1011« sue lagune. Sventura fu che quella terraleruin non era Turriti a, ma Italia, c cosi quel danno che gli agitatori non poterci) fare i Venezia, lo fecero a Firenze, a Roma ed a Genova , e mandarono a nule «gui cosa, e chiamarono su questa Italia infelice le sette piaghe d'Egitto. Fd ora, coutenti dclFopera loro, ostentano il martirio del bando, t dumo allo straniero lo spettacolo miserando delle nostre divisioni c della nostra impotenza. « Ma la lode, che si ehltc Venezia da amici e da nemici, non dipeso mio dall'aver saputo costituire un governo stabile, ma dipese nuche più daUavcr posto al reggimento della città uomini virtuosi, i quali accoppiarono il patriottismo alla giustizia. A vedere la gente condotta agli u&di pubblici dagli altri governi provvisori d'Italia, ogni onesto sentiva ribrezzo. Gli stranieri ricusavano di trattare con questi nuovi venuti, ed ogui cittadino deplorava iu segreto la vergogna, che ne ricadeva sulla patria. « Bisogna pure persuadersene; non ostante quest’anarchìa ìntclleU tnale, che ha invasa la civiltà moderna, nonostante l’egoismo, che tuia i senti nienti più nobili, il senso morale non è del tutto spento nel tumulo. 1/onestà e la giustizia non sono, viva Dio, nomi vani; e chi ne fa professione aperta colle opere e non colle parole, può esser sicuro dell ap-provazìone universale, quand'anche la fortuna gli si mostri avversa, 9«esto pensiero deve bastare a confortare i buuui di inaiti .sgomenti, che 'engono per altri fatti dolorosi. « La presente storia d'Italia si comporrà Ui molto sventine, di molte «Ipe e di molte vergogne. Ma «piando le passioni si saranno posate , ftaudo sarà reso a ciascuno il suo debito, quando le cose si chiameranno coi loro veri nomi , se gl'italiani vorranno cercare fra le memorie di l'tesli tempi qualche cosa d'onorevole alla loro patria ed a noi, sfortunati attori d’un dramma mal rispondente al suo titolo, ripenseranno con compiacenza alle due campagne valorosamente combattute iu Lombardia, 'd alla magnanima difesa dei Veneti, Iti tulio il resto, il bene fu cosi frammisto al male , la generosità del fine discordò tanto dai mezzi, da rendere incerto il giudizio e dolorosa la ricordanza ». 2G Luglio. KOSSUTH A’ FRATELLI ITALIANI. « Kossuth manda agl’italiani un fraterno saluto. Il valoroso ed in-lepido difensore delle nazionalità conculcate, geme sulle tradite sorli •*1 popolo nostro, e lo conforta con magnanime parole. Noi sappiamo , l*r grandi prove dì qucH’eroe, conio i latti tengono dietro alle parole, e le accogliamo con sentita e profonda commozione. Eccole , quali ci 'ùngono porte. Esse ci giungono da sorgente in cui abbiamo fiducia. La mlcoltà della via spiegala loutana data dello scritto del gran tribuno ».