38 Ma in ripensar le avite prische cose Sdegnò que’ lacci che il tenean ristretto, Scosse la chioma, e pien di caldo affetto Un urlo tal mandò che terror pose. A tal ruggito l’Aquila si scosse, L’ali spiegò con ciglio intimorito, Ed alla pronta fuga alfin si mosse. L’Austro la vide, e benché pria si ardito, A tal vista la fronte si percosse, Fuggì repente timido e avvilito. IL GIORNO 2 APRILE 1849. DEL MEDESIMO. SONETTO. Riunita 1’ Assemblea con fermo core Per la causa italiana a coglier voti ; Trovò che a questa tutti al par devoti Giurò resister sino all’ultime ore. L’Austro l’intese, ne fremè, dolore Ne risentì, e con strateggi ignoti Tutto tentò con arti, insidie, e moti Per rendere Venezia nel squallore. Ma la Diva dell’Adria che sedea Sul docile Leon, quanto assai forte, Una voce tuonò che sì dicea. Mia diletta Vinegia, la tua sorte Bella sta scritta in Cielo, e ogn’alma rea Sol di viltà capace abbiasi morte. (*) Così le tue ritorte Cadranno infrante, ed i tuoi lunghi affanni Cangeransi in dolcezze fra brev’ anni. ( ) Si allude all’iscrizione della medaglia coniata dall’Assemblea li SULLA NOTTE DEL 24 GIUGNO 1849 SONETTO DELLO STESSO GAETANO BONSEMBIANTE. D’ un eletrico foco ardeva il Cielo Al tuon commisto che scuotea la terra ; Il camion micidial tuonava a guerra, Per cui sentia nell’alma un freddo gelo.