475 dannarmi a mostrar di soggiacere all’impression della forza? Se lo qualcosa di buono, non convien egli che i miei alti siano spontanei ed abbiano l’apparenza d’essere tali? Non conoscete forse le mie intenzioni? Non sono elleno rassicuranti ? Non ho io preso l’inizio delle riforme di cui mi parlate ? » Indi, siccome l’inviato gli chiedeva se non potesse, in attesa che le pratiche fosser compiute , ottenere dal santo Padre una manifestazione pubblica, il santo Padre rispose : « Qual più gran pruova volete, oltre le numerose dichiarazioni che vi ho fatte ? Sapete quali sono le mie intenzioni. Il governo francese è in piena facoltà di fare delle dichiarazioni mie l’uso che gli parrà più conveniente; non mi oppongo punto a ciò eh’ egli parli apertamente. Il ministero francese faccia uso di quel che sa ; non sarà egli questo il medesimo che una manifestazione pubblica da me fatta ? » ( Rumori a sinistra. ) Spero dunque che ormai e la parte della Francia ed il carattere del sommo Pontefice non siano più rivocali in dubbio , e che le inquietudini esagerate dell’onorevole sig. Jules Favre non avranno più occasione di prodursi fino a uuov’ ordine. (Interruzioni a sinistra.) Ma 1’ onorevole signor Favre ha voluto sconfiggerci con un ultimo raffronto. Chieggo perdono all’Assemblea se prolungo ancora la mia risposta ; ma quel raffronto mi parve una tale imprudenza per parte dei mio avversario, che non resisto alla tentazione d’approfiltarne. Egli citò l’imperator Napoleone ; volle porre il nipote di lui, il presidente della repubblica, e noi, a petto di una tal rimembranza e sconfiggerei. L’ onorevole signor Jules Favre dimentica sola una cosa. Come io diceva poc’ anzi, la non è questa la prima volta che la repubblica ebbe a fare col governo pontificio : Napoleone trattò con esso il dì seguente alla battaglia di Marengo. Trattò ei forse per ¡scacciare Pio VII, ch’era rientrato a Roma in mezzo ad alcuni Spagnuoli? No; il primo console, dopo la vittoria di Marengo, che, il confesso per parte mia, noi non abbiamo ancor guadagnalo; il primo console si pose in relazione col Papa, non mica per contrastare alla sua potenza , non mica per ¡spogliarlo della sua sovranità temporale, ma per trattare con lui, per fare con lui quella legge, sotto la quale ancora viviamo : il Concordato. Ben so che più tardi , Napoleone , divenuto imperatore , non si attenne a tal norma di contegno ; ben so che quella potenza, eh’ egli era sì lontano dall’ avere in non cale, l'assediava a tal segno nelle sue preoccupazioni, ch’ei trascorreva conlr’cssa sino alla persecuzione. Ma voi pure sapete eh’ elle non sono codeste le più utili e gloriose pagine della sua storia, c se volete avere un’opinione talima e diretta sulla questione che ci occupa, io ricouosco dall’allusione del sig. Jules Favre l’occasione di dirvela qui tutta intera, qual la trovo nella storia : «L’istituzione che mantiene l’unità della fede, vale a dire il Papa, custode deH’unità cattolica, è un’istituzione ammirabile, diceva il primo console. Si rimprovera a quei capo d’essere un sovrano straniero. Si, certo, quel capo è straniero, e bisogna renderne grazie al cielo. « Come! si può egli immaginare nello stesso paese un’autorità si-