473 ste due grandi linee parallele, è facile seguirle; elle sono eloquenti e fulminanti come l'immensità. E, quanto alla popolazione italiana, credete voi die le farete illusione circa il proprio suo stato, che le farete credere d’essere una popolazione degradata, ella, la madre di tutte le scienze, di tutte le arti ? Non era ella forse più splendida nel tempo in cui era più cattolica ? Il cattolicismo, il poter temporale, abbrutirono forse Dante cd il Tasso ? (Esclamazioni a sinistra, n destra: All'ordine! all'ordine!) Tutti i più grandi ingegni di quel paese non fiorirono forse in pari tempo che il poter temporale dei Papi? Non v’armate dunque d’alcune particolarità transitorie e molto eontendibill, per recar qui argomenti, i quali non hanno nè valore reale, nè valore storico .... Il sig. Pasquale Dupral; Chieggo di parlare. 11 presidente: Parlerete. Questo è meglio che interrompere. (Risa d’approvazione a deslra.) Il sig. di Falloux: Or mi affretto di lasciar questo campo, nel quale ebbi forse il torto di lasciarmi trarre e di lasciar parlare il mio sentimento intimo, invece di parlare il linguaggio politico, che siete in diritto d’esigere unicamente da me; ma mi rifò alla questione. Noi abbiamo dunque operato in modo consentaneo all’utile, alla grandezza della vera repubblica romana. Oltre a ciò, avevamo un grande scopo e l’abbiamo raggiui.'i; avevamo uno scopo cattolico, quello di rendere alla santa Sede l’indipendenza, di cui lutti i cattolici hanno bisogno, e di far apparire in questa grand’opera, in quest’opera europeo, di far apparire, dico, in modo più generoso cd efficace ancora la mano della Francia. Questo scopo fu da noi raggiunto. Ne avevamo un altro ancora, quello di porgere alle popolazioni romane il sostegni* della Francia, non già sicuramente contro il suo vcnerabil padre, contro Pio IX, l'autore, il promotore di tutto il movimento liberale in Italia da due anni; lui che avete salutato con tante acclamazioni, contro cui sembrava che aveste inventata la cospirazion delle ovazioni, poiché condotto l’avete di trionfo in trionfo, sino al di in cui l'avete precipitato . . . (viva approvazione a destra) ; lui che non aveva per difendersi altro che la maestà della sua missione, altro che lo schermo, sempre per mala sorte troppo fragile, de’suoi be-nefizii, fu da voi coudotlo cosi d’acclamazione in acclamazione, di riconoscenza in riconoscenza, sino al giorno in cui fatto avete splendere sulla soglia del suo palazzo il pugnale e la torcia. E qui tomo sul delitto, che serve d’origine a quella sedicente repubblica romana ... (/f sinistra: Eh! via; a destra: Si, ii!) . . . su (pici delitto, che v’interdice per sempre d’istituire nessun’analogia, nessuna solidarietà fra quella repubblica e la nostra. Se insisto su questo fatto, non insisto soltanto per disdir tale analogia, che già disdetta fu più ch’una volta in quest’Assemblea e nell’Assemblea costituente, ed in termini più eloquenti che non potessi fere; ma perchè ci trovo un carattere pr» fonda mente politico. Un delitto ili parole, è la \iolazion della lepge, ma, in politica, è la confessione dell’impotenza, la confessione dell'impopolarità, la confessione della minoranza.