182 esigenze, costumanze e condizioni de’ singoli paesi, ed essendo impossibile immaginar leggi, le quali si convengano egualmente all’ Italiano e al Croato, all’Ungherese e al Boemo, al Tedesco e al Polacco, a un popolo rozzo e ad uno istruito, ninno o pochi soltanto avrebbono potuto troviirc le provvisioni, messe innanzi dal governo, acconce ai bisogni, alle consuetudini, alla storia del proprio paese. Similmente, in ogni quistione, sia d’ amministrazione, sia di politica interna od esterna, sarebbe mancata al governo la maggioranza ; perchè, stante la diversa autonomia e la diversità degl’ interessi di cadaun popolo, il governo non avrebbe potuto soddisfare agli uni senza scontentar gli altri, e, volendo soddisfare a tutti, non avrebbe contentato nessuno. — Ora, qual governo può reggere, qual ordine civile può introdursi o mantenersi, laddove il far leggi e il governare riesca [ter organico vizio di costituzione impossibile? La Cosli-luzione generale dell’ impero avrebbe dunque, come dicemmo, partorito lino dal suo nascere l’anarchia, eh’ è il dissolvimento dello sialo. I» mezzo alla quale anarchia, ogni singola parie dell’ impero abbandonata a sò stessa c sciolta da qualsiasi vincolo, sarebbe necessariamente ritornata al posto assegnatole dalla natura; e quindi la Lombardia e la Venezia sa-rebbersi ricongiunte al seno della gran madre loro, l'Italia. Dato poi che tante avessero dovuto essere le Costituzioni, tanti i parlamenti e i governi, quante le diverse nazioni, in tal caso la separazione, non soio sarebbe avvenuta di fatto, ma sarebbe stata fermata di pieno diritto, sino dal momento della promulgazione delle singole Costituzioni. Imperocché, ninno saprebbe comprendere come potesse durare l’unità di un impero, composto di varii popoli, quandi) ciascuno di questi fosse investito del diritto di reggersi con proprio governo, con proprie leggi, con armi proprie, di spendere per sò e a proprio solo profitto i propri danari, fare trattati di commercio, guerre, [taci, alleanze, secondo i propri interessi. I Lombardi adunque ed i Veneti, insorgendo per affrancarsi dai proconsoli c pretoriali dell’assolutismo, che loro tenevano il piè sul collo, non fecero che compiere l’opera cominciata a Vienna dai promulgato» della Costituzione: e distaccandosi dal nucleo austriaco, per vivere di vita propria, ed obbedendo al sentimento della nazionalità, che li traeva verso la patria italiana, non fecero che prevenire di pochi giorni, o pochi mesi, una separazione, che avrebbe dovuto inevitabilmente, per virtù della promulgata Costituzione, succedere. Ben potevano gl’italiani temere, e temevano, che, domato quando che fosse paternamente, col ferro e col fuoco l’incredibile moto di Vienna, e tornati in seggio l’Arciduca Luigi e il principe di Metternich, ed altrettali, l’assolutismo tentasse a ogni costo di ricostruire il crollata edificio; potevano temere, e temevano, che Radetzky non volesse saper»1' nè di rivoluzione, nè di Costituzione, nè di mutato governo, e, ridendosi de’liberali di Vienna, volesse riporre sotto l’antico giogo l’Austria a tempo e l’Italia: ma sintantoché il potere restava nelle mani degli uomini della rivoluzione, non èra da credere che Vienna fosse per inviare a Radetzky un uomo od uno scudo per la guerra d’Italia; anzi era da credere che fossegli dato comando di cessare qualunque ostilità, e commissari appositi venissero nelle italiane provincie per disapprovare le strag1