318 .Ieri a sera il Circolo aveva poslo in mezzo provvedimenti marziali vigorosi, urgentissimi: la milizia nazionale levatasi in un subito a soccorso dell’esercito affranto dalle fatiche; predicata la crociata contro l’Au-slriaco; la massa del popolo suscitata alle armi; l’interveuto o l’aiuto de’Francesi con ogni cura sollecitalo. Stamattina il sapulo disastro avrebb’egli dovuto invilire gli animi vostri si generosi? avrebb’egli dovuto soffocare gli altissimi sensi, clic ieri a sera molti di voi proclamavano e tutti con santo entusiasmo applaudivano ? Mai no : le sciagure, che sono la morte de’ pusilli, valgono d’esca e d’incitamento ai magnanimi. Fermi da un lato nel proposito di porre rimedio alle sorli sinistre; certi dall’altro che, per ¡stabilire quale abbia a poter essere il più opportuno de’rimedii, fa bisogno conoscere e lo sialo attuale e l’origine de’mali, ne’quali versiamo; voi accoglieste, o signori, la proposta del socio Tecchio, il quale diceva doversi innanzi tutto, coll’autorevole nome del Circolo, interpellare il ministero: \. Sulla storia o sugli antecedenti della capitolazione di Milano. 2. Sui patti ed articoli di quella capitolazione, o. Sulle speranze che s’abbiano dell’intervento francese. La Commissione da voli eletta all’uopo, composta del cav. della Ca-\amia, del conte Villa e del Tecchio medesimo, si recò immediatamente al ministero della guerra; e specificale le domande mosse dal Circolo, ebbe da S. E. il ministro Collegno le seguenti risposte: La truppa di S. M. era stanca, sfinita per le durate fatiche e per la fame sofferta nelle ultime lotte del luglio. I Milanesi dispostissimi a sostener la difesa. — Il giorno 4 la pugna fu combattuta con molto valore de’nostri. Ma il 5 era impossibile che la truppa, nelle condizioni nelle quali trovavasi, valesse a reggere a petto di nuovo assalto. Riparava quindi in Milano. Le vettovaglie di Milano sarebbero bastate per pochi giorni all’alimento deJcittadini e dell’esercito colà raccolto. L’esercito non aveva con seco munizioni da guerra che per due soli giorni. Il parco principale dell’artiglieria, col grosso delle munizioni, era stato, pei movimenti del nemico, separato dal nerbo dell’armata sarda, e viaggiava verso a Mortara. 11 re chiamò a consiglio i suoi generali. Giudicarono che la resistenza sarebbe infruttuosa; che dopo i due giorni sarebbe stato inevitabile il cedere; che in quel breve frattempo 11011 potevano soprarrivare 1 necessari rinforzi; che in somma era mestieri capitolare. Dietro a ciò, i parlameli larii del re pattuivano con Radetzky: Che le truppe di S. M. sarda sgombrerebbero da Milano entro 2i orfiche pel periodo di 48 ore non sarebbero molestate dagli Austriaci, i quali si terrebbero da quelle distanti per una giornata di cammino, E che le persone e le sostanze de’cittadini di Milano sarebbero dagli Austriaci rispettate. A quel momento alcuni della città credevano anch’essi al bisogno di capitolare; altri volevano battersi insino all’ultimo sangue. 1 cittadini del secondo partito vengono sotto le finestre del palazzi Greppi, alloggio del re.