45 aver mai chinato il capo a ciò che non persuadeami nel cuore, ma di avere anzi e protestato e scritto contro gli atti che ripugnavano alla giustizia senza piegare alle minaccio e al dispotismo dei Delegati, e dei Governatori che giammai valsero a rimuovermi dalle mie oneste opinioni. E mppur nella medica professione che esercito richiesi agli austriaci alcuna scria d'impiego, e fui pago abbastanza del nome che mi sono acquistato, c della opinione di cui mi onorano uomini di valore. I miei colleglli egualmente caldi dell’amore di patria, e veri Italiani ni »borrirono e sempre l’oppressione straniera , dispregiarono apertamente 10 vollero servire l’austriaco, e per quanto poteasi coll’opera, e incessante mente poi col pensiero, si occupavano del nostro risorgimento , della liberici e indipendenza d’Italia. ¡Non appena spuntava il giorno felice che inaugurava l’era della nostra unione e della Italiana libertà , ed io e i miei Colleglli gareggiarono a Bicenda per rendersi benemeriti, come il furono , dell’entusiasmo ecci-■alo nelle popolazioni su cui avevano diretta o indiretta influenza. E Biò avveniva se pure d’Aspre col suo esercito di sgherri metteva ancora ■erjjpre nella nostra Provincia. Per nostra cura la Guardia nazionale s’isli-Biiiva quasi per incanto e si centralizzava nel capoluogo, e noi tulli nella Analità di comandanti o di aiutanti a quella istituzione veramente liberale, presiedemmo. Ed egli fu per effetto dello inspirato amore d’indipendenza che lo Bsemplare distretto di Mirano,«mal sopportando le sole forme della spenta dominazione, si sollevò in massa concorde e unanime, volle un Comitato Bislrettuale a Mirano , ed acclamò il presidente sottoscritto e gii altri Hnembri componenti il Comitato stesso. A noi certamente non rimorde coscienza di non avere disimpegnato 11 nostro mandalo con energia, zelo, e patriottismo, e possiamo forse ■redere di esserci equamente condotti, perchè la pubblica opinione non ■i venne mai meno, ed.ebbimo sempre spontanee dimostrazioni di benevolenza e di affetto dal popolo di Mirano, che per amor di patria e per entusiasmo alla causa della indipendenza non la cede a verun altro paese. Se non che il fatale avvenimento che la città dipartimentale restò Bperta all’inimico, rese inùtile tutto l’entusiasmo della popolazione nostra che pure in massa avrebbe volato a soccorrere Padova, ove tutle le masse ■ossero siale unanimi e prestate si fossero per rendere meno riprovevole Ja falsa idea di difendere città non suscettibili di difesa, o non fornite di Hnezzi alla difesa indispensabili. Arrivalo l’inimico alle porte di Mirano a fimi che restava? Raccomandare alia popolazione di mantenersi costante «bei projirii sentimenti patriottici, e di attendere il non lontano momento ■he lo straniero sia per sempre discacciato dal noslro territorio; e ciò jffatto, partire, abbandonando case e sostanze come appunto per noi si fece. : Prima però di abbandonare la popolazione verso noi benevola tanto, 1*1' sentimenti italiani fervente e animata, ci riunimmo tutti nel nostro ■ ncio, giurandoci a vicenda che nessuno di noi apparterrebbe mai più , lorma nessuna all’ Austria , e di occuparci indefessamente nella santa pausa della libertà e della unione Italiana. E per tal modo noi qui siamo giunti, qui a Venezia dove stà il uardo della italiana Indipendenza.