284 a difendere la causa dell’onor suo; e quand’anco Italia tutta la condannasse a condizioni non degne, saprà sola esser giudice della propria dignità. Perchè, se nessuna fantesca dee attendere il decreto del signor suo per rispondere al seduttore; molto meno alcun popolo, per dedizioni che faccia, può mai perdere tanto il sentimento di sè, che a chi gli consigli atto vile, debba rispondere: io non ho facoltà di respingere da me solo la proposta del mio disonore. Ma perchè il commissario possa sanare le ferite alla dignità nostra fatte dal Governo del luglio, bisogna che stia in communicazione di notizie e di sentimenti col popolo, e colle varie condizioni e opinioni del popolo. Bisogna inoltre che la rinnovazione della guardia nazionale, c tutto ciò che appartiene allo stato militare del luogo s’ailìdi a una commissione speciale di difesa. Liberato così il generai Pepe da certe cure minute, potrà adoperare a guerra i suoi ventimila, de’quali non pochi fremono dell’ ozio lungo in prospetto del debole ed insolente nemico, fremono del soggiorno di Venezia, fatto pericoloso alla salute e al decoro di molli. La commissione di difesa ch’io dico, non lede nè impaccia l’autorità del generale, nè l’autorità del Governo; ma farà quello che nè il Governo nè il generale hanno fatto, e che il commissario regio, siccome nuovo del paese, non ha a fare, nè senza odiosità Io potrebbe. Perchè la commissione proposta, oltre al ritemprare la civica e darle capi operosi, dovrebbe vegliare alle mosse de’segreti nemici che serpeggiano velenosi tra noi. L’Austria ha nelle città, nelle campagne, nel campo guide, spie, consiglieri: e lo sanno anche i Lombardi, e anche l’esercito piemontese lo sa. E qui in Venezia vengono di Trieste e vanno ligure sospette, e servi della Berry compariscono; e i notoriamente Austriaci nell’anima che passeggiano, o Veneziani, e seggono fra voi, pagati da voi, rizzano il capo, e riprendono la vecchia arroganza. Due o tre esempi pronti, severi, evidenti, fiaccherebbero tutti costoro; che dall’animo loro e dalla coscienza son fatti codardi : ma tali esempi richieggonsi pronti, ripeto, severi, evidenti. Se non insidia e pericolo, certamente è peso e vergogna quel non piccol numero che tuttavia rimane ne’publiei uffizii, d’uomini saliti là per vie troppo austriache, e mostratisi più accanitamente stranieri che gli Austriaci medesimi; i quali l’indignazione pubblica segna a dito: e se sulle prime era cosa generosa o perdonabile tenerli per darsi a conoscere liberi da odio e da paura, adesso bisogna sbalzameli, adesso che il danaro ogm dì si fa più scarso, e invece di sperarne da Lombardia o dal Piemonte, dovremo con Lombardia e col Piemonte pagare a fronte china i già di-sprezzati soccorsi francesi; adesso che tanti meritevoli chieggono e gemono; e tanti uffizii son falli per le presenti angustie inoperosi. Le necessità dell’erario, non meno che la dignità dello Stato, domandano che una gran purgazione ne’pubblici uffizii sì faccia, incominciando dalla guerra, il cui ministero, quant’è al numero, basterebbe ad un regno. L' amministrazione delle cose militari, sindacata severamente, darebbe maggi01’ frutto che tutti i soccorsi già sperati di fuori, e lascierebbe modo di pr°* vedere a quelle cose alle quali non provedere è gran colpa ed infamia, dico, i vestili pe’militi, e un po’di paglia alle centinaia che giaciono sulla