343 dello stato di Genova, della diffidenza che era insorta nelle popolazioni, dei dubbi, dei timori, dei sospetti che l’agitavano. Come fu, noi abbiano domandato, che le vittorie, le fatiche, i sacrifici» di 4 mesi svanirono in 8 giorni? Come fu che nel mentre V. M. disse a'suoi popoli — Armatevi — mentre Milano era pronta a una disperata difesa, e le era promesso il soccorso delle vostre armi — tutto invece svanì in una inaspettata capitolazione ? Perchè non si è resistito fino a tanto che potesse giungere il soccorso francese, dal momento che la necessità delle cose costringeva anche questa volta l’Italia a ricorrere alle armi straniere? In quale condizione ci troveremo noi, se il Tedesco è di bel nuovo arbitro dell’Italia? — Ove andranno le sicurezze di quella libertà, conceduta da voi alla nazione? — Sarà delitto aver cooperato per l’indipendenza italiana! Il re ascoltò colla massima tranquillità queste parole, esposte colla maggiore franchezza, poiché era dovere pel buon cittadino parlare francamente, liberamente. Dopo ciò, si fece egli a rispondere, indicando ad uno ad uno i falli della guerra — che avevano spinto il nostro esercito a ritirarsi precipitoso. Assaliti da una forza imponentissima del nemico, tentò di ritirarsi combattendo sulle sponde dell’Adda e dell’Oglio. I soldati furono valorosi — ma presto mancarono i viveri; la fatica, la fame li vinse; resistenza ulteriore si rendeva impossibile. Aveva egli promesso di difendere Milano, e a quest’oggetto si era colà trasportato coll’esercito, a vece di volgere la ritirata sopra Piacenza, Nell’avvicinarsi a Milano, il soldato però cadeva dalla fatica, era stanco di battersi, alcuni reggimenti si erano dispersi. Nullameno un primo combattimento per lui si eseguiva innanzi Milano, ma il nemico, stringendo le posizioni, sforzava il re e le truppe ;i<1 entrare in città, ad occupare i bastioni. La città per altro non presentava quella difesa interna, che aveva decantato. — L’esercito del re poteva, penetrando il nemico da una parte della città, essere preso alle spalle — e impedita ogni ritirata. II re verificava se vi erano munizioni per la difesa; queste mancarono specialmente per i cannoni. — Era impossibile sostenere una difesa nella città per più giorni; era impossibile una battaglia campale perchè, stanco, l’esercito la rifiutava. Il re conobbe che una resistenza avrebbe indotto la rovina totale della città, ed inutili sacrificii; propose allora, consultati i suoi generali, una capitolazione a Radetzky, poiché questi aveva dichiarato di voler Stornare a Milano, o siccome amico — o sulle rovine della città.- Intesa dai Milanesi la notizia della proposta capitolazione, alcuni se °e mostrarono col re malcontenti. — Egli fece loro conoscere le ragioni che lo avevano determinato, ma soggiunse che la capitolazione da lui non era ancor sottoscritta, e che, ove volessero combattere, egli era pronto a farsi seppellire sotto le rovine, perchè era indifferente a morire. Consultato in allora il podestà ed altri fra i principali cittadini,