nn armistizio. Chi avrebbe potuto credere che una tale proposizione, la cui tendenza pura e generosa non era punto a disconoscersi, non avesse trovato la più volonterosa accoglienza, e specialmente dal lato di un autorità, la quale finora aveva apertamente manifestalo il desiderio di trattare sopra una tal base? Eppure la è così! Resta in dubbio, se il governo provvisorio di Milano, o intimorito dal terrorismo di un fermento fanatico, 0 lattosi ad un tratto devoto ad altre opinioni, non siasi ritenuto autorizzalo per adesso di dare ascolto all’invito conciliatorio; crasi ad ogni modo in diritto di aspettarsi dal carattere personale, già prima conosciuto, dei membri di questo governo provvisorio, massima propensione e coopcrazione alle trattative di pace: ella è però cosa di latto che esso governo respinse la proposta di trattative, solto il pretesto che la • tpiislionc vigente non sia a riguardarsi e trattarsi siccome semplicemente lombarda, ma siccome italiana, e non poter quindi aver luogo delle trattative isolate. » Non ripeteremo ciò che abbiamo dello più d'uua volta nel 22 marzo, sulle proposte condizioni della pace, non ridiremo quali macchinazioni occultasse il progettato armistizio. Il nostro popolo generoso ne ha fallo egli stesso, al primo seniore, quel giudizio, che e quelle e questo meritavano. Hensi ci crediamo in dovere di protestare contro l’aperta menzogna, con cui il ministero di Vienna si permette di asserire che il governo provvisorio, quando che sin, abbia manifestalo apertamente il desiderio di trattare sopra quella base. Questa è una falsa, una vile calunnia. Per mille, una prova ne sia il suo proclama del giorno 23 marzo (num. t), quando, appena cacciato il Radelzky da queste mura, risonante ancora l’acre del tuono dei suoi cannoni, eccitò i cittadini di Lombardia ad unirsi ed armarsi per accorrere a liberare dal giogo straniero la rimanente Italia: invito al quale la Lombardia rispose con un grido di gioia ; eppure c governo e popolo ignoravano ancora la rivoluzione e la villoria, contemporaneamente riportata dalla Venezia. 11 governo provvisorio non ha cambiato mai opinione, nè fu per timore o per pretesto che rigettò le proposte trattative; ciò fece perchè una pace all’Adige reputava un delitto, un delitto per lui, per l’Italia tutta. 11 ministero prosegue: « Il governo austriaco non può però aver a fare che colla Lombardia, nè sa nulla di una potenza che rappresenti l’Italia. » Stolti ! e quando cesserete di credere che le nazioni debbano necessariamente, ineluttabilmente sottostare ai destini, cui vorrebbero averle condannate i protocolli diplomatici e le trame di ambiziosi gabinetti? Ripetete pure col vostro Mettermeli che l'Italia non è più che un nome geografico; ma ella è, ella fu sempre: e la potenza, che la rappresenta,, e il suo popolo, strello in un solo volere, è il sacrosanto diritto ch’ella ha di essere indipendente come la vostra Austria : e, se Dio ci aiuti, questa potenza, che avete fin qui conculcala, un giorno voi la confesserete. » Il governo provvisorio dichiarò inoltre che un accordo sarebbe possibile soltanto nel caso, in cui l’indipendenza venisse eslesa per tulli 1 possedimenti austriaci in Italia. Fece infine comprendere che in tali possedimenti va compreso anche il Tirolo meridionale. Il mondo voglia giudicare se una tale risposta alle proposizioni, altrettanto generose che