-m 29 Agosto. {dall’ Indipendente) I T21TSTI Ài LOMBARDI. Da quei giorni nei quali le città lombardo-venete frementi sotto il giogo dell’Austria, alzarono il grido dell’indipendenza, ed iniziarono per la nazione italiana una serie di sforzi e di sagrifizii, e con essa Un’ era di gloria; da quei giorni cbe faranno registrare le barricale milanesi negli annali della libertà e dell’eroismo con quei caratteri che ricordano il noine delle antiche Termopili; da quei giorni noi ebbiino da voi, fratelli lombardi, frequenti, cordiali, premurosi conforti ed aiuti. La vostra vittoria pareva affermata per sempre, e lo era se voi per l’interesse particolare di Lombardia, aveste voluto disertare, come ne foste sollecitati, la causa connine. Ma voi, popolo generoso, respingeste ogni proposta che attendesse al compimento sincero della grande idea italiana, di quella unità eh'è la nostra fede politica, l’affetto più polente dei vostri cuori. Se tutti avessero fatto lo stesso, il giorno della sventura non sarebbe venuto; ma pur troppo egli venne, e si lasciò invader di nuovo all'immondo straniero le ridenti vostre campagne, le superbe vostre città. Milano rinnovando l’esempio di Atene, fu abbandonata dai proprii figli, quando vi entrava un nemico più barbaro e più aborrito di Serse. A questi generosi emigrati noi facciamo cordiale invito perchè vengano nella loro Venezia, propugnacolo della libertà e cittadella della nazione. Vengano qui a respirare un’aria non contaminala dal soffio barbarico, ad usare le armi su questi forti finché la difesa non possa cangiarsi in offesa, a dirigere in compagnia nostra la comune condotta politica, a riaccendere il fuoco dell’insurrezione che deve ripartire da questo altare. L’invito fatto a lutti i Lombardi lo dirigiamo particolarmente a coloro, i quali nel dì del pericolo furono posti alla direzione degli affari e della difesa, affinchè corrano a questo asilo della indipendenza italiana, donde potranno con sicurezza partire le rappresentanze legali e diplomatiche di questa nobile provincia, la cui voce è soffocata per ora dalle baionette tedesche. Queste persone, alle quali la volontà popolare affidò i proprii destini, conservano i loro diritti e i loro doveri: qui raccolte in unione al Governo veneziano potranno e dovranno sostenere coll’opera la giustizia della causa comune, e preparare quanto fosse necessario al** trionfo della medesima. Come i Lombardi, così i Modenesi, così lutti gli altri figli d’Italia, impediti dallo straniero di essere rappresentati nelle loro città, si facciano rappresentare a Venezia, perchè ti,itti devono aver il modo di esprimere il libero loro voto nei comuni interessi. I popoli d’Europa, gelosi della nazionalità loro, ascolteranno la voce-concorde di chi parlerà a nome della nazionalità italiana; ma in caso diverso, gli eletti d’Italia, rinnovato il giuramento di Pontida, invocati i fratelli tutti del paese, si disporranno a combattere in una seconda Legnano. Il Circolo Italiano di Venezia.