240 ma indefettibile, persuaderà i ritrosi, congiungerà i discordi, riconcilierà i popoli coi principi, i nazionali coi stranieri. Perocché qual cosa desiderano i popoli? la pace, purché non disgiunta dalla dignità; la. calma, purché non degeneri in marasmo; l’ordine, purché non mascheri la tirannia. Queste cose noi ripetevamo nel linguaggio del popolo, o tra le ambagi a cui ne costringeva la censura: ma dal primo gridarsi del nome di Pio, il clero lombardo senti dover suo il seguire quelle grida : senti che non poteva essere se non immorale un governo che impediva 1’ assenso col papa, e spargeva il ridicolo e la diffidenza su atti cui tutto il mondo applaudiva ; che in fine gli carpiva una città. Quando poi vide i Tedeschi trucidare e violare ne’ miserabili eccidj di gennajo, conobbe che la mano di Dio era ritirata dai capi; esclamò » Guai, guai! « e si pose a guardar la vendetta che veniva innanzi. Oltuagenario e cieco, l’arciprete Opizzoni si presentò al viceré, e gli disse: V Ho visto cosacchi, ho visto sanculotti entrar da nemici in Milano ; ma nessun mai fece così miserando strazio di una popolazione disarmata «. E perchè il viceré rispon-Jcagli il suo consueto faro, diro, esso riprese; » No, no; fare bisogna, e subito; che Ogni ritardo è iniquità «. Nel carteggio del Radetzky si trovò una circolare in litografia, che portava questo ordine, del i5 marzo passato, che raccomando all’attenzione di vostra eminenza. » Siccome il clero italiano, pochi eccettuati, appartiene ai nostri più aperti e pericolosi nemici, così incarico il presidio dell’eccelso comando militare di vegliare per mezzo di ordini segreti a tutti i comandanti de’ reggimenti affinché le truppe non facciano la confessione pasquale presso nessun altro sacerdote se non il rispettivo cappellano militare, onde sottrarli dal pericolo d’ essere dai confessori sedotti. La vigilanza medesima dovrà portarsi in occasione delle così dette prediche quaresimali. K meglio che il soldato si astenga dall’andare a predica, che l’ascoltarne una che l’abbia a renderne fellone ... Allorché di qualche ingiustizia s’ andasse a richiamarsi al Torresani, egli stringcasi nelle spalle e dici’a: Lo conti a Pio IX ». I soldati che rubavano alla campagna o non volevano pagar alle osterie e alle botteghe, rispondevano : Pagherà Pio IX. La medaglia di questo portata in collo era colpa; e con medaglie a quella venerata effigie caricarono qualche cannone a mitraglia : e quando trucidavano uomini, vituperavano donne, i soldati austriaci diceano : Niente; raccomandati a Pio IX a. Odiato da loro, era naturale che Pio IX fosse venerato da noi. Gli ordini, durante la sollevazione milanase, chiudeansi col Viva Pio IX; Viva Pio IX era la parola d ordine de’combattenti ; T'iva Pio IX è l’unico nome che si veda oggi sulle tante bandiere, portanti applausi alla Libertà, all’indipendenza, alla Repubblica; avanti (1 o<;ni chiesa, su ogni piazza, vostra eminenza vedrebbe eretto un cippo, un altarino, un tabernacolo coll’ effigie di Pio IX. L’ unico indirizzo a principi che il governo provvisorio mettesse in pubblico, fu a Pio IX, invitandolo perché aggiunga alla forza delle nostre armi la forza delle sue benedizioni a. E certamente Pio innalzava le braccia, sostenute dagli Aronni e dai Caleb porporati, mentre Milano combatteva la battaglia dell'indipendenza, ed oggi pure quando st domanda come mai si evitò in tal pericolo, si vinse la tal fazione, tutti rispondono » E miracolo di Pio IX «. 11 posto dunque dei preti era assegnato nella prima fila, e lo mantennero degnamente. Appena alla campagna si conobbe il pericolo di Milano, i curali esortarono ad accorrere per liberarla; un cappuccino a Bergamo aveva intonato il Dio lo vuole dell* nuova crociata, e ai sollevati si pose a capo, collo squadrone in una, la croce nell altra inano. In città poi non v’ era barricata, non mischia, ove preti mancassero : c alcuni scorreano fra i combattenti col crocifisso in mano, dicendo : « Egli è morto per noi, noi dobbiamo morir per la patria «. Se fosser tempi d’invidie, quando il non nominato per offesa propria la lode data ad altri, non vorrei indicare que’ pochissimi che vidi e conobbi; i prevosti e curati di Brivio, di Merate, di Missaglia, di Pagnano . . . che ai ringarono e benedissero i partenti soccorsi; il Besesti coadjutore di S. Calimcro, cl* esortava, non ritirandosi dalle prime file; il prevosto del Carmine, che intrepido fi-1 colpi, mesceva i riboboli popolari alle sante esortazioni. Felice Lavelli, curato alla Corte, avea da gran tempii conosciuto le regie iniqi||W e cercatovi qualche rimedio, e risparmiato qualche dolore, come gliene dava opportui'111 1 esser vicino a quei che poteano far male. Quando gli Austriaci si ritirarono, offersi;’ condurlo con loro in castello ; naturalmente egli ricusò ; e come aveva dal vicere sa vato gli argenti della chiesa, così protesse dai primi impeti popolari gli ostagg1 c soldati vinti.