316 zione di essa sia punita col massimo rigore : la polizia sia meglio curati e le proprietà dei cittadini sempre inviolabilmente rispettate. Nei momenti difficili è necessaria più che mai l’unità e la subordinazione. La causa dell’indipendenza italiana, che abbiamo preso a sostenere, è nobilissima e santa sopra tulle le altre. Essa fu il sospiro dei passati secoli, e testò ancora il voto delle popolazioni si pronunziava per noi libero, aperto ed unanime. Passeranno i giorni dell’avversa fortuna, e il diritto trionferà della forza brutale. Che ninno disperi! che tulli adempiano il proprio dovere! Dal quartier generale principale, Vigevano 7 agosto 1848. CARLO ALBERTO. AMATISSIMI MIEI POPOLI! La sorte della guerra, che da prima perseverante arrise al valore sommo della prode nostra armata, venutaci contraria per la fatalità di molte prepotenti circostanze, ci obbligò ad indietreggiare in faccia al nemico; in questa mossa però, ci stava a cuore la bella metropoli della Lombardia, e persuasi di trovarla provvista abbondantemente, ci disponemmo a volgere ogni nostra cura alla sua difesa. Tutte le truppe vennero da noi guidate sotto le sue mura, pronte a valorosa resistenza, quando ebbimo ad apprendere che si difettava colà di danaro, e di munizioni da bocca e da guerra, mentre le nostre erano state in gran parte consumate nella battaglia, datasi ivi subito dopo il nostro arrivo. Concorreva ad aggravare la nostra condizione, che il gran parco era stato incamminato verso Piacenza, nè poteva farsi retrocedere, perchè erano interdette le vie dal nemico. Queste circostanze allora ei mostrarono quanto nell’urgenza del Insogno, nell’incalzar del pericolo, fosse necessità suprema il cercar ogni via per salvar Milano e l’armata, e risparmiare una inutile effusione di sangue: e ciò ottennemmo mediente una convenzione, per cui, evacuandosi da noi la piazza, ci veniva lasciato libero il passo fin qua dal Ticino, e restavano per quanto possibile guarentite le sostanze e le vite dei Milanesi. Eccovi, diletti popoli, perchè l’armata, in cui stavano tutte le vostre affezioni, fa ritorno fra voi; se un contrario destino le negò il conseguimento dell’alto scopo di sua generosa missione, riede in ogni modo preclara pel titolo di forte e guerriera, che con tante fatiche e tanto eroismo si acquistò pugnando, riede temuta, e tale da proteggervi sempre contro ogni attentato nemico. Accoglietela partecipando della fama che si ha guadagnata, e rendetele meno penoso il dolore delle sue avversità col fraterno vostro sorriso. Stanno fra le sue file i principi miei figli, e vi sto io, pronti tutti a nuovi sacrifizii, a nuove fatiche, a spender la vita per la cara terra nativa. Vigevano, 7 agosto 4848. CARLO ALBERTO.