255 vaino minacciali di una insistente oppressione Austriaci*, senza saperne \itloriosamente sortire. Popò il Proclama del re di Piemonte da Lodi, in data 31 marzo, bisognava in vero trepidare, se si calcolava di ottenere la redenzione per opera solamente della di lui mano soccorrevole. Egli si esprimeva « che la sua spada era spinta dalla mano visibile ili Dio; » sotto questo senso, egli diceva, di far certa la vittoria, che proclamava, non altrimenti però, perchè_, con umano intelletto giudicando, si potesse ravvisarla nella materiale spiegata potenza delle sue armi. Quindi fu vigile di aggiungere, che non curava di prestabilire alcun palio per questa. Era facile comprendere allora, che non era ragionevole il dettare, e quindi anticipatamente concludere dei patti, con un popolo il quale aveva mestieri di una pronta salvezza , che la sua spada , le sue forze non valevano a garantire. Se però si trascurò di volgersi alla Francia, quando persino ad in-vitarci, a farci scudo del suo braccio, ebbe a spiegare un’armata sulle Alpi, e a dichiararla a difesa delle sue frontiere, sempre disposta per l'Italia, nelle contingibili occorrenze, non si deve perseverare nell’errore oggi, che, svaniti gl’inebbriamenti dei primi di, siamo giunti a mesi di crescenti angustie e calamità, da fallaci speranze traviati. La perdita di Belluno, di Udine, ora sotto il vessillo Austriaco; i pericoli continui del Cadorino e delle fortezze di Osopo e di Palma, paesi die dipendevano dalla Venezia, promossero la separazione da noi anche delle ailre provincie, che aveano aderito al Governo della Repubblica spontaneamente. La mancanza perciò di un solo e ben combinato centro di azione in Venezia, ingenerando il disordine, appalesò vieppiù la debolezza di quella macchina repubblicana, che, non appena mossa, mostrava una vita incerta. Eravi deficienza di denaro, non vi erano truppe atte alla guerra; la Guardia civica: come costituita , come regolata , era un fantasma di potenza nazionale. A tutto questo si aggiunsero i dispareri interni sulla misura del nostro futuro reggimento. Al denaro , ai soldati, credette il Governo, non si sa con quale realtà, di aver provveduto, col prestito testé attivato, e coll’appello alla massa dei volontari Cittadini; alla potenza "azionale, con la emanazione d’un regolamento per le Guardie civiche; ili dispareri interni, mediante il decreto 5 giugno, convocante l’Assemblea dei deputa li abitanti in questa Provincia di Venezia, per lo scioglimento della HUestione relativa alla presente condizione politica. Si può supporre che l’Assemblea pondererà assai tale questione, per determinare se non debba formar soggetto di deliberazione, che a guerra finita, e non altrimenti oggi. Ma tanto se si dedica oggi per la fusione col Piemonte, quanto se la determinazione sia sospesa fino a guerra finita, il nostro pericolo e il bi-Sogno dell’assistenza Francese è urgentemente reclamato I Nella prima ipotesi, il bisogno non cessa, inquantochè, sebbene tutti 1 Veneti e tutti i Lombardi, fusi col Piemonte, e insieme congiunti, for-»iiiio una massa di popoli, non avvi però prontamente disponibile quella efficace ed ordinata , necessaria a liberarci dalle invasioni Austria-