254 1 ii conseguenza di tale perniciosissimo inebbriamento, i momenti pii-mi della miracolosa nostra redenzione dalla schiavitù, quelli cioè più profittevoli c preziosi, furono vanamente perduti , non essendo stati promossi quegli straordinarii sforzi, de’ quali sono capaci i popoli. Gli eseni-pii delle più recenti guerre di nazionale indipendenza, ci aveano ammaestrato, che ponilo essere potenti c giganteschi, se, fin clic fer\e il primo entusiasmo , sono posti in movimento gli animi delle genti che voglionsi lese libere dal servaggio. Un freddo c giudizioso calcolo delle nostre forze materiali, e delle nostre armi, nella condizione delle cose, come mostravano manifestarsi, ben lungi dal farci sicuri di un pronto c facile trionfo su’nostri oppressori, ci presentava il quadro della nostra spaventosa debolezza. Ma, fatalità volle , che fossimo invece colti e padroneggiati da una specie di affascinamento, che generò, si può dire, un funesto traviamento di senno. Si, uomini di Governo, la cieca fidanza nel fraterno umico aiuto da Carlo Alberto protestatoci col suo proclama 23 marzo da Torino , ci ha fatto mancare di considerazione. Si dovea pensare, che la potenza naturale delle sue armate, in relazione a’ suoi mezzi, non era di quell’enlilà che valer potesse a renderci cauti di una probabile e pronta salvezza, quale la urgenza della condizione nostra richiedeva. Infatti, se il dominio de’ suoi possessi non si estende che a poco più di 4 milioni e mezzo di cittadini, dei quali Carlo Alberto è re costituzionale, qual consistenza mai poteva esser d.ita alla forza del proclamato aiuto? Perchè si volle accordare a questo Ile capitano maggior fiducia di quella , che dovevamo pur riconoscere ne’ materiali suoi mezzi ? Non era prudente di fondare sulla pronta efficace dissoluzione dello Impero Austriaco e sulle rivoluzioni degl*illuminati di Vienna, perchè si dovea volgere principale attenzione alle varie fasi, alle quali potevano far capo le sorti disparate politiche della Germania , della Ungheria, della Croazia, Jc quali poste in contrasto, non permettevano di perdere di vista, che, secondo le combinazioni, avrebbe potuto pur dipendere delFImpcralor d’Austria, da quella Camarilla, uno scioglimento. Quale potesse essere il tardo e forse mentilo soccorso dei Napoletani, all’auspicio del Re boro-bardatore, potevano a noi farlo temere le istorie passate e le ultime condizioni di Sicilia. La debolezza della buona Toscana, e di quelle armi, parlava abbastanza dapprima, per non crederci potenti dell'aiuto di quel Governo, sulla sola voce del Guerrazzi, che animava ver noi la simpatia di que’ valorosi Italiani. La Corte di Roma non poteva offrirci confortante sicurezza di validi rinforzi, perchè troppo rispetto doveano que’ liberali, quel ministero, alla pietà, agli ufficii di Pio IX Pontefice e padre della Cristianità, mentre depressa affatto, sebbene espulsi i Gesuiti, non era la contraria influenza loro, potentissima c velenosa. Un dì proclamata già la Repubblica di Francia, e riconosciuti prin-cipii dominanti in quel Governo riguardo all’Italia, conveniva che la nostra previdenza sagacemente sapesse rivolgervi l’occhio , con una penetrante fiducia in quella Nazione. — Poste in conto tutte le eventualità delle nostre condizioni e dei nostri bisogni , era pur mestieri non illuderci , che era-