362 denti dei Veneti e degli Euganei, in un altro quelli degli Etruschi, o dei Rezi, o dei Cainuni, più lunge hanno la loro sede i figli delle tribù osche od uinbriche, o sabine, o sanniliche, o sicule, o pelasgiche. Per vero tutte queste varietà furono innestate sopra il comun tronco romano, donde ne venne una tal quale uniformità di linguaggio; ma la diversità del tipo si conserva ancora nella varietà pressoché infinita de’dialetti, delle fiso-nomie e delle abitudini; e quella gelosia d'indipendenza individuale e di municipalismo, così pronunciata negli Italiani, non è un malaugurato rimasuglio del medio evo, ma l’abbiamo ereditalo dagli antichissimi nostri atavi, è una conseguenza della svariata loro origine : essa forma parte della nostra natura; è favorita dalla topografia irregolare del nostro paese, essa è indestruttibile. Posto pertanto che la repubblica francese possa conseguire un assetto permanente, essa ha molte condizioni favorevoli per riuscirvi, e tali condizioni sono precisamente quelle che mancano a noi. Da quello che è successo in due mesi, inducete quello che può succedere in due anni. Governi provvisorii da per tutto, unità in nessun luogo; tutti vogliono comandare, nissun obbedire; governi barcollanti, antagonismo di opinioni, debolezza e indisciplina da per tutto. Giovani valorosi si armano, ma questi vanno di qua, quelli di là, chi tira a destra, chi a sinistra; un capo è indipendente dall’altro, ed ognuno, volendo fare da se, finiscono a soccomber tutti. Forse mancarono d’intelligenza, di prudenza, di coraggio? Niente affatto : mancarono di ordine e di unione. E di ordine e di unione noi abbiamo bisogno. Se fin dal principio il Lombardo-Veneto si fosse unito collo Stato Sardo, ed avesse dichiarato di voler formare un solo stato italiano ed indipendenfe da ogni estera influenza, questo fatto equivaleva ad una solenne prolesta in faccia all’Europa a favore della nostra indipendenza; ed al gabinetto austriaco toglieva, se non la speranza, almeno il pretesto di giustizia di poterci riconquistare e costituzionalissare a suo modo. Dichiarala l’esistenza del regno d’Italia, la guerra dell’Austria non era più contro insorgenti, come ora ci chiama (ed è ancora gentile che non ci chiama ribelli), ma contro un regno, che appoggiato al diritto imprescrittibile della sua nazionalità, ha il diritto di esistere e di organizzarsi a sua voglia, come lo ha la repubblica francese, come lo ha la nuova confederazione germanica: contro un regno che ha ricuperato i suoi diritti di libertà e d’indipendenza, come li hanno ricuperati i Viennesi, i Prussiani, gli Ungheresi, i Francesi, e come ora li vogliono ricuperare gli Slavi. Tra l’Austria e il regno d’Italia vi potevano essere transazioni ed accordi per la limitazione de’confini, pel debito pubblico, pel commercio, per le dogane, per la navigazione, pel buon vicinato, per reciproche garanzie: ma una guerra dell’Austria contro il regno d’Italia per ciò solo che vuol essere regno d’Italia, ed indipendente qual era stato riconosciuto dall’ Austria nei trattati di Campoformio, di Luneville, di Presborgo e di Vienna (1815) diventava una flagrante violazione dell’attuale diritto pubblico europeo, che avrebbe trovato al regno d’Italia degli alleati, ed all'Austria dei nemici. All’incontro il provvisorio ha lasciato sussistere