374 più rovinosa. Per ini non l’indipendenza e l’unione dell' Italia quahutquo ne fosse il modo con cui si potessero ottenere, ma il trionfo dell’ideo, il trionfò di una mistica idea, di una mistica repubblica, di una mistica Italia unitaria, di cui aveva trovato il modello nella mistica e rinnovata Gerusalemme deirApocalisse. E per correr dietro a cotesti fantasmi, ei paralizzò tutte le forze effettive, colpì di languore ogni altro elemento di azioni, divise gli animi, vi seminò la diffidenza e il sospetto, e predicando ¡’intolleranza di ogni altra opinione che non fosse la sua, generò nella Italia quel marasmo politico che ci trasse alia morte. L’unità mistica uccide l’unione di fatto. L’idea non trionfò e non trionferà, perchè non è fra le cose possibili; e quel che era possibile, e che già cì tenevamo in mano, ci fu tolto, e sa Dio per quanto tempo! Anco i Milanesi troppo si perdettero nell’idoleggiare la gloria delle cinque giornate, senza curarsi che il nemico era ancora in Italia, e che l’Austria era bensì conquassata, ma che poteva ancora risorgere. Ma che giova riandare errori passali, a cui non è più concesso di por rimedio? L’Italia è caduta, eppure può risorgere ancora; ma non risorgeremo se continueremo a calunniarci, a diffamarci, a disunirci a vicenda; malaugurato sistema che i’austro-gesuilismo insinua e propaga con tutte le sue forze, perchè egli, più dotto di noi nelle malizie, sa quanto a lui giova, quanto a noi nuoce. Piemontesi, Torinesi! Se mai vi fu grata la mia voce, se mai ho io raccolto qualche plauso da voi, se mi conoscete per scrittore onesto, indipendente dal potere , alieno da ambizioni, nemico delle discordie e ièdeie ad una causa sola, a quella d’Italia, ve ne prego di grazia, ascoltatemi anco questa volta. Cessate, cessate dal chiamare i Milanesi traditori ; essi furono traviati da maligne suggestioni, ed ora sono infelici. Le loro ricchezze sono predate dai barbari, i loro figliuoli sono trasci* nati in catene nelle fredde regioni della Boemia o nella selvaggia Croazia. Piangete, piangete con loro, essi sono vostri fratelli, parlano la stessa lingua, professano la stessa religione. Anco i Bresciani sono Lombardi, eppure voi sapete quanto hanno fatto e patito con voi; sono Lombardi ;!sìco i Mantovani di Asola, di Bozzolo, di Yalleggio, di Volta, di Castiglione delie Stiviere : anco i Cremonesi, anco i Lodigiani di cui serbate nel cuore le ospitali reminiscenze ; ora vengono a voi, esuli, poveri, raminghi e vi domandano il ricambio di un pietoso asilo ! E voi, Milanesi, se mai queste linee possono varcare questa muraglia di ferro che vi separa da noi, se mai queste parole cadono sotto i vostri occhi, o ristio-nano al vostro orecchio , accoglietele benignamente e credete. Carlo Alberto è tradito, non traditore. Se egli è traditore, se egli è d’accordo coll’Austria, perchè l'Austria lo perseguita con tanto accanimento e con un odio lutto personale contro di Sui? Perchè suscita ella l’Austro-gesui-tismo in Piemonte per diffamarlo in faccia ai propri soggetti? Se avesse voluto tradire la causa italiana, perchè non lo fece quando poteva fai'Io con suo profitto , e che gli si offeriva in premio la grassa Lombardia ? Chi poi oserebbe chiamar traditori i Piemontesi? Parla il loro valore, parla il loro sangue, parlano i loro prodi che ritornano coi corpi infranti dalle fatiche e dalle ferite e che gridano ancora Fiva l'Italia, c che col