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zionale, che come brilla esemplare negli eserciti regolari che fino rad ora vi presero parte, si conservi attivo, si renda subordinato negli intrepidi volontarii, nelle generose forze Civiche, ed in ogni ordine di Cittadini capaci alle armi. Conviene che questa nostra santa guerra accresca, anziché perdere il carattere di guerra nazionale, con cui sorse, qualunque sieno le forme di regime politico che la pluralità de’Cittadini abbia inteso, ed intenda abbracciare.
     Soldati e militi d’ogni classe, Soldati d’Italia, siate confidenti nei vostri Capi, quali io \i trovai costantemente verso me, e sovvenite che il valore senza subordinazione è nullo sul campo di battaglia, e confonde sovente i generosi nella sorte, e nel disordine de’codardi.
     Cittadini d’ogni opinione, che volete indipendente e libera l’Italia, sovvenite che l’Auslriaco spera solo nelle vostre discordie, ne'disordini dell’inesperienza, nella diffidenza reciproca; e riesca quindi deluso il nemico trovandovi lutti ordinati e raccolti intorno allo stendardo della nazione, e non vi riconosca che al combattere comune, ed in un sol grido : VIVA L’ITALIA.
     Resti egli costantemente deluso nelle sue infernali speranze di discordia, siccome lo fu in quel giorno in cui decidendosi la sorte politica di questa città, un numero inferiore, ma forte della propria coscienza, guidato dall’esempio di un vostro altissimo cittadino, abnegava in voto solenne ogni propria tendenza, a suffragio di maggiorità, in olocausto alla concordia civile.
     Non sia perduto l’esempio.
     Onore al Cittadino illustre - onore a quei che l’intesero e lo seguirono - onore alla terra che produce, che può gloriarsi di lai cittadini -onore a chi brandisce le armi, sicuro sotto il vessillo dell’ indipendenza.
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                        ¡1 Generale ANTONINI.
IO	Luglio.
    Voi solo foste il primo ad esortare, con calde parole, la gioventù veneziana ad accorrere sotto il sacro vessillo, a chiudere le porte dell’Italia settentrionale alle orde nemiche; a voi allora unicamente dovevasi
Io	slancio d'amor patrio, onde tanti furon dopo compresi.
     Voi ed i vostri bravi Crociati difendeste, per tre mesi, la fortezza di Palma, ridendo dei pericoli, delle fatiche, degli stenti. Tutti i disagi della vita, per le speranze di resistere fino al termine della santa guerra, si cambiavano per voi in dolcezze.
     Colonnello! il destino male corrispose a tante fatiche; la capitolazione fu per voi più fatale di qualunque arma.
     Tale sventura non iscemi, per carità,' il vostro distinto coraggio, ed ora che siete fra noi, uniamoci tutti siccome fratelli e difendiamo Venezia,