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rassegnazione <he i «lecititi della Provvidenza si adempissero, e finiti i tempi del luti«, sonasse l’ ara della rigenerazione. Quell’ ora non tardò, tu vincesti .... Terra di anliclm memorie, corsa e ricorsa da prepotenti stranieri, dunque sei nostra! 1 tuoi figli possono baciar le tue zolle senza la vergogna di lasciarti in servitù ! u
    Egli proclama poi quella gran verità che 55 nei tempi decorsi, più che il ferro degli stranieri ci perdeano le guerre intestine u ; laonde conchiude che se per tutta sventura qualche amor di parte ci potesse turbar ancora, qualche divisione-minacciasse concordia sì cara, volgiamo lo sguardo all’angelo tutelare d’Italia, ii sommo pontefice, ed alla sapienza che Dio gl’ inspira rimettiamo ogni rivalità; in lui riposino i nostri desiderj w.
    Per ordine di lui, la domenica del Cieco si cantò il Te Ecuin nella metropolitana^ poi il giovedì si fecero i funerali per le tante vittime del furore austriaco, e Dio esaudirà certo le preghiere che un popolo devoto gl’innalza perchè bentosto il territorio italico da Nizza fino a Cataro sia sgombro da’Tedeschi, e possa dichiararsi libero e uno, sotto la tutela di Pio. Vostra eminenza unisca le sue preghiere alle nostre e rechi ai santi piedi 1* omaggio di quest’ ultimo fra i Lombardi, che non è secondo a nessuno nel venerar quel nome, nel quale vincemmo la | lotenza deli’ inferno.
7 Agosto.
Hi GOVERNO PROVVISORIO DI VENEZIA.
           Cittadini!
     La legge delia fusione da voi votata ora è un (atto compiuto. Se gravi sventure in questi ultimi giorni ci toccarono, se molto sangue italiano si è versato, quelle sventure e quel sangue resero più gloriosa la causa nostra, più indissolubile la nostra unione. Nessun popolo ha potuto giammai frangere le catene del servaggio se non gettandole da se insanguinate. Abbiamo d’innanzi un Principe magnanimo, che, dividendo co’suoi tigli, co’suoi soldati i pericoli della pugna, è solenne esempio ad ogni cittadino, ad ogni padre.
     Ardire sul campo, ordine nella città e la vittoria sarà per noi. Un grande italiano disse che gii eserciti si vincono, ma che le nazioni, quando vogliono vincere, non si vincono mai. Noi siamo nazione, noi vogliamo vincere, e vinceremo.
     Il vostro Governo cessa dalle sue attribuzioni, o, a meglio dire, le divide, per qualche tempo ancora, con chi giunse dicendo: ecco in Venezia due cittadini novelli. In questa città ritroveranno pienissima consonanza di sentimenti, e sapremo mostrare che non ultimi sediamo nella grande famiglia italiana.
CASTELLI Presidente.
CAMERATA — PAOLUCC1 — MARTJNEXGO — CAVEDAL1S - REALI.