443 non aspetta che una bandiera, un nome, una mente, una parola, insomma una potenza fisica e morale a cui far centro. E in questo mentre ecco avanzarsi alla testa d’un esercito fioritissimo il rappresentante d’una Casa sovrana ricca di glorie militari, e sola in Italia che possa forse vantare origine Italiana. Egli, Re costituzionale, faceva sua la causa dei popoli; e mostrava d’essere conscio della missione politica che generosamente deve seguire il difensore dei popoli, allorquando più volte dichiarava, che il suo soccorso era di fratello e di amico, che l’indipendenza Italiana era sua meta, che l’armi non poserebbe senza prima avere caccialo l’ultimo Tedesco dall’ultimo palmo del suolo Italiano. I popoli applaudivano. Gli scrittori solleciti della nazionalità nostra, consapevoli che la forza materiale è prima condizione di vita per le nazionalità, videro in re Carlo Alberto e nell’esercito suo la preponderante potenza interna cui far centro. Accorgendosi della suprema necessità di stringere in uu solo fascio le sparse forze dei popoli, che forse si andavano sprecando per difetto di unità; avvisando che quella disunione la quale formò nei primi mesi della nostra guerra d’indipendenza la debolezza dell’Austria, non volevasi certamente imitare fra noi, piccoli in comparazione, e però costretti ad equilibrare la differenza numerica a forza d’ordine e di concordia; predicarono senza stancarsi unione, unione immediata, territoriale, politica; consigliarono continuamente i popoli a non lasciarsi illudere da questioni subalterne — tutta la questione stare in questo — Se i popoli avrebbero o non avrebbero la sapiente abnegazione di divenire un solo popolo, sotto il solo Governo esistente, forte, possibile =3 ed essere questione di vita e di morte. Così per amore dell’Italiana indipendenza fu trovata la parola d’ordine del Regno dèli’Alta Italia. Cosi fu consigliato il volo dei popoli per la unione collo Stato nostro. Così, coscienziosamente convinti di avere additata la sola possibile via di nazionale salvezza e dignità, abbiamo cercato di rimuoverne con ogni ardore gli ostacoli. Ogni contrario consiglio come dannoso alla patria fu condannato e respinto; ogni contraria tendenza dei popoli fu riprovata severamente. Nei conati di separazione politica l’intelletto nostro scorgeva (erettamente) altrettante vittorie del comune nemico; e invece nella pronta unione di lutti i mezzi, di tutte le autorità in un solo centro, scorgeva la sicura nostra vittoria. L’evento non infermò quel raziocinio troppo naturale. L'evento dimostrò soltanto die graude sventura per una nazione risorta repentinamente, ed assorta in lotta mortale co’suoi oppressori, è la mancanza di "n impulso superiore, centrale, al quale si rannodino le volontà le intelligenze ed i cuori. L’evento dimostrò che non era virlù d’impulsione, nò d attrazione politica là dove l’avevamo supposta o sperata. Nell’assoluta disgregazione dei voleri, degli atti, degli apparecchi popolari una sola parola d’ordine ci si presentava possibilmente efficace — perchè rappresentava una i ¡spettabile forza militare; il solo esercito accampalo in favore della nostra causa — Gabbiamo invocata, ci mancò. In quella potenza che abbiamo invocata, mancò il senso pratico dei