SCI trasfusero gli avi nostri. Noi abitiamo il suolo che essi abitarono e che ora copre le loro ceneri: le nostre fisonomie somigliano alle loro; noi siamo infiammati dai medesimi spiriti, noi siamo scaldati da quella medesima eterna luce che scaldava i nostri maggiori; la terra che nutriva essi, nutre ancor noi, il clima e le influenze atmosferiche sono le medesime. La moda cangiò la foggia degli abiti, il cuoco ci appresta un qualche diverso manicaretto; ma le abitudini caratteristiche della nazione rimangono quel che erano. Qua dominarono Spaglinoli, ma noi non siamo Spagnuoli; qua dominarono Francesi, ma noi non siamo Francesi; qua dominarono Tedeschi, ma noi non siamo Tedeschi: a dispetto dei nostri oppressori noi siam sempre restati Italiani, Italiani, Italiani. Le repubbliche non si costruiscono artificiosamente come si costruisce una casa; non s’inventano come s’inventa una macchina; ma ebbero i loro incominciamenti coll’origine della società di cui si trovarono composte, e quando le associazioni umane cominciarono a darsi una forma politica. Ma quando la società ha già subito uno sviluppo, quando si è già avvezzata a certe abitudini, quando queste abitudini si sono inveterate da secoli, e passate in costume, quando si sono stabiliti certi usi convenzionali, o certe distinzioni sociali, ancorché di mero titolo; quando nel seno della società si sono formate non poche famiglie opulente, che portano un nome ¡storico, che esercitano sulla moltitudine un prestigio tradizionale e che la dominano colle ricchezze e con certe beneficenze passate in rito domestico; quando il commercio, l’industria ed ardite speculazioni hanno innalzate altre famiglie, che per verità sono da ieri, ma che perciò appunto hanno vigore ed ambizione; quando l’intelligenza tende essa pure ad innalzarsi ed a far dominare l’individuo «che più ne è fornito, quando insomma l’ambizione è il perno di ogni movimento; 11011 si può così di leggieri e senza pericolo passare dalle istituzioni monarchiche alle repubblicane. E questo passaggio è uno sbalzo violento, il quale finora non ha offerto esempi di durala. Eppure la Francia .... Adagio con questa Francia. Ella fu repubblica un’altra volta, come lo fu l’Inghilterra ai tempi di Cromvell; ma quanto fu breve quella vita repubblicana ! Ed è ancora un problema se la nuova repubblica francese avrà il favore di una vita più lunga; e quando ella vi riuscisse, le condizioni della Francia sono ben diverse dalle nostre. La Francia non è, come l’Italia, spartita in mezzo da una linea di monti o tagliata da fiumi, che la dividono in frazioni angolose, ma forma un tutto a sé, una specie di unità topografica bene arrotondata in tulli i suoi versi. Tutta la Francia è in Parigi; ma diremo noi che tulla l’Italia è in Torino, o in Genova, o in Milano, o in Venezia, o in Firenze* o in Roma, o in Napoli, o in Palermo? La popolazione francese, tranne poche eccezioni di stipite germanico o basco, e queste eziandio collocate agli orli, discende tulta da una medesima razza, la razza celtica romanizzala; quindi il carattere etnografico della nazione è ovunque il medesimo. Ma quanta varietà in Italia! Celto-liguri nel Piemonte, Liguri nel Genovesato, Celti di varie tribù nelle pianure lombarde, qua Insubri, là Orobii, altrove Aulici, o Cenomani, o Boi, o Sennoni. In un luogo vedi i discen-