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23 Agosto.
COMANDO IN CAPO DEL CORPO D’ARMATA NELLA VENEZIA
Ai Comitati di Guerra ed ai Circoli Naziottali di tutte le Provincie d Italia.
    Da questo propugnacolo rimasto alla italiana indipendenza, da questa Venezia così bella d’arte, così splendida di storia, e la cui resistenza, nella improvvisa e precipitosa declinazione delle sorli italiane, è pegno sicuro di risorgenti destini, si alza mi grido che echeggerà nella intera penisola. Qui sou convenuti Lombardi, Subalpini, Pontilicii e Napoletani ad aiutare i valorosi abitanti nella difesa delie classiche Lagune. Qui son rappresentate quasi tulle le provincìe d’Italia nell’ultimo sforzo a pro della patria comune contro il comune oppressore. La guarnigione, benché assottigliata alquanto da malattie, è ancora sufficiente alla difesa, piena com’essa è di alti spiriti, calda di patrio amore, volonterosa a’pericoli, tollerante de’disagi ed assistita dalla Guardia nazionale. Ànimi abbiamo e braccia, ed ostinata speranza di versare fruttuosamente il sangue per l’Italia; ma esausto è l’erario da lunghe spese e tolto, per l’occupazione del Veneto di Terrai’erma, il modo di riempirlo proporzionatamente ai bisogni, non bastando i molti milioni di lire dati ultimamente dai Cittadini. Lascierà l’Italia che parca poc’anzi essersi levala come un sol uomo a scacciare il Tedesco abbominato, lascierà essa perire i suoi ultimi difensori per mancanza di soccorso pecuniario? Se i governi che dovean rimanere uniti, e si sono disgregati, che doveano perseverare virilmente nella ben cominciata impresa, c si sono accasciati sollo le prime sventure, vengon meno alla nazione, sottentri essa a mostrarsi degna di sorti migliori. Nessun governo può vietare che le urgenti necessità di Venezia siano soccorse con danaro. Si aprano soscrizioni, si faccian collette; ciascun italiano dia l’obolo sacro alla città propugnatrice suprema della nazionale indipendenza. Finché questa Città miracolosamente uscita di mano all’ Austriaco, e ridata una volta all’Italia dai Cieli, sarebbe infamia ed empietà il riperdere per avaro abbandono, finché questa Venezia sarà libera, le sorti d’Italia non sono perdute, ed una nazione potente e vicina potrà, ad onta di ogni tenebroso diplomatico raggiro, soccorrerci in tempo.
     Comitati di guerra delie provincie tutte d’Italia, che altro vi resta fuorché l’aiutare pecuniariamente almeno Venezia dove ancora si combatte? Circoli nazionali, che altro vi resta fuorché aiutare l’ullima rappresentanza armata della nazione? Sieno i vostri aiuti larghi, pronti, efficaci, e vi sentiremo fratelli come se combatteste al nostro fianco.
GUGLIELMO PEPE.