47 Ed invece il fatto positivo qual’è? Che a guerra finita, si poteva, scegliere il governo che le condizioni nostre, c la maturità del consiglio ci avrebbero comandato — si poteva per riconoscenza e dovere congiungersi al re guerriero che sui campi dell’onore cimentò la propria vita e lincila dei proprii figli — si poteva rinunciare a quella Repubblica che pelle imperiose circostanze del momento vuoisi proclamala — o si poteva la Repubalica stessa mantenere, regolare, modificare. ÌE tuttociò, c’intendiamo , senza urtare il santo principio dell’ Unione della Indipendenza Italiana; primo scopo, e meta unica degli sforzi, dello studio di tutta Italia. Conchiudo quindi che in luogo di polemiche tumultuose , di club plricolosi, di arringhe in plateali bigoncie, di compri conviti, per svisare la tesi, per inceppar la questione, si dovea limitarsi unicamente a pro-vlre la necessità suprema che Venezia immediatamente si fonda cogli Sfati del Piemonte ; e provata con argomenti e ragioni di fatto questa suprema necessità, nessun uomo per Dio! avrebbe esitalo un istante a dire uniamoci e tosto al regno di Carlo Alberto. SECONDA. La disparità d’opinioni è conseguenza necessaria d’ogni stato libero, è» anzi la dimostrazione della libertà dei popoli. Ma la disparità d’opinioni nln deve toglierne Varmonia, la fratellanza, l’unione. Se tu pensi divèrsamente da me, colla quiete della discussione, io cercherò di condurti alla mia opinione. Non sono capace da tanto? tu cercherai di piegarmi al luo voto. Néppur questo è possibile? tu pensa a modo tuo, ed io al Modo mio, ma restiamo amici, restiamo fratelli, restiamo uniti. Questi principj si doveano predicare al popolo, perchè quella che piò dirsi necessità suprema è la nostra fratellanza, la nostra unione. H Austria, I’ aristocrazia eh’ è poco meno che Austria, la terribile lega d® degeneri figli della madre Italia eh’è peggio che Austria, coltivano la speranza che la diversità d’opinioni, porti il conflitto dei parliti, che questo conflitto generi la disunione, ed accarezzano l’idea che questa disunione, che i Croati non valsero a spingerci in seno » la formiamo e ■andiamo da per noi stessi ad effetto. E guai a noi, caro amico, guai a m>H Sarebbe questo l’unico caso perchè tornino i tedeschi. •— Aborriti, ■cerati, no, non tornerete mai più. Gl’Italiani Uniti vi discacciano, PIO ha maledetti, DIO non vi vuole. Viva l’Italia ! Viva V Unione ! Affettuosissimo Amico DEMETRIO MIRCOVICH,