197 stizia; e quanto al secondo, noi stimiamo troppo i membri del presente Governo di Venezia, per non ripetergli con la vecchierella di Dante : .......1’ altrui bene A te che fia, se ’1 tuo metti in obblio ? (l’urg. X. 90.) 2 Agosto. (idall’ Imparziale) All’ annunzio che i Tedeschi erano entrati in Ferrara, dettando legge al Pro-Legato Lovatelli, comportandosi come barbari in terra nemica, Pio IX ha protestato contro 1’ occupazione, riservandosi di prendere quei provvedimenti richiesti dalle circostanze, per mantenere l’indipendenza degli Stati della Chiesa. — Era questo il modo di condursi da un Pontefice principe italiano? — Il Pontefice doveva con l’anatema fulminare i fedifraghi, i violatori dei templi, gli stupratori, i saccheggiatori, gli assassini del popolo. — Il re italiano doveva intimare la guerra all’Austria, e stringere lega federativa con Carlo Alberto, che sostiene in campo l’onore di Italia. — In una parola, doveva Pio IX impugnare la spada di Giulio II; combattere per la nazionalità e per l’indipendenza italiana, senza riguardi speciali per gli Stati della Chiesa. ■— Possibile, che Pio IX abbia dimenticato sì presto, essersi tutta Italia commossa per la sua ispirata parola? — E adesso, non vede Egli il pericolo alle porte? Che il Borbone, vassallo dell’Austria, forte per i suoi scherani, vagheggia nel pensiero di rinnovare l’esempio di quell’altro Borbone, che saccheggiava Roma, e teneva ii Papa in catene? — Che l’Italia ed il Vaticano devono subire una sorte medesima? — Aspira egli forse alla fama di Clemente VII? — Noi non vorremmo che si confermassero come verità incontrastàbili le parole dei molti che asseriscono: Non essere l’Italia preparata alla guerra della nazionalità: impossibile cosa infondere elemento di vita in questa incadaverita generazione. 2.“ Che nulla mai dì bene deve l’Italia aspettarsi dai suoi Pontefici. 3.° Che la nazionale indipendenzà è per i re che non hanno in prospettiva una maggiore estensione di territorio, ciò che viemaggior-mente avversano, od apertamente o gesuiticamente. 4° Che Pio IX non fu P iniziatore, ma il ritardatore della nazionalità e della libertà italiana, avendo divertito gli eventi dal loro corso naturale. E quest’ultima conclusione trova appoggio nel seguente fatto. — Quando a frate Gregorio successe il conte Mastai, erano queste le condizioni delle Romagne. — Un pugno di generosi alzava la testa contro crudele e stolto reggimento, il popolo in principio non aveva inteso l’invito; e schiavo del potente, prestava la mano all’oppressione: allora vennero le vittime; ma il sangue delle vittime gridò vendetta!'—Nuovi generosi sorsero da quel sangue; e nuove vittime si sacrificarono sull’altare del dispotismo e della superstizione. — Finalmente prevalse al timore dell’anatema, al timore di morire sulla forca, la pietà per l’oppresso che muore per l’iudipendeuza della Patria. Questa pietà divenne sentimento universale; e sull’universale sentimento delle genti, si fondò la pubblica opinione, che il diritto stava per