373 19 Agosto. (dall1 Imparziale) mm 0 ITALIANI È m kècrimazioe Nel Repubblicano della Svizzera Italiana leggiamo un articolo così virulento contro Carlo Alberto, che se non conoscessimo personalmente i redattori di quel giornale e non avessimo prova della lealtà de’ loro sentimenti, saremmo portati a credere quell’articolo uno dei tanti libelli diffamatorii che l’Austria fa spargere da’ suoi agenti onde infiammare sempre più gli odii fra Italiani ed Italiani, .ed avvelenarci per tal guisa il sangue d’ire, di rabbie degli uni contro gli altri da gettarci nella disperazione. L’abbiamo detto e continueremo a ripeterlo finche non ci risultino migliori prove : Carlo Alberto è tradito, non traditore. Un solo è il suo torto benché gravissimo, ed è quello di aver voluto ostinarsi a confidare con uua fede illimitata in uomini riprovati dalla pubblica opinione e che per imperizia o per malevolenza erano tutt’ altro che disposti a servir lui e la causa ch’egli aveva abbracciato. Dal soldato al capitano tutti furono valenti, tutti diedero prove di un coraggio degno di storia. Ma aldi sopra del capitano, fatte le debite eccezioni, incomincia il morbo, che serpeggiando lentamente, ha prorotto per ultimo in una orrenda catastrofe. Egli è 1111 fatto nuovo nella storia, che un esercito di 70 mila uomini, florido , valoroso e costantemente vincitore quantunque volle si affrontò col nemico , abbia potuto in pochi giorni disperdersi in guisa che appena se ne riconoscono le reliquie. Dopo l’acquisto di Peschiera tutto andò a rovescio. Fu disconsiglialo il re di marciare sopra Verona ove avrebbe dato una rotta finale al nemico. Furono od occultali o rigettati tutti i progetti presentati da molti uflìziali, sul modo di concentrare le forztì e di operare con vera scienza strategetica. II ministero ricusò ostinatamente di chiamare la riserva e di formare un campo trin-cieralo sull’Adda, che ci sarebbe stato ora di tanto sussidio. Fu allora che si adottarono progetti giganteschi, che esigevano preparativi dispendiosissimi ed un tempo infinito, tempo che ridondava tutto a vantaggio dell’Austria; fu allora che si misero in campo insidiose trattative di pace onde addormentare il re e l’esercito in un ozio di 40 e più giorni , e che tornò così funesto alla disciplina e alla morale del soldato ; fu allora che si cominciarono a stillare le animosità fra Milano e Torino, fra Piemontesi e Lombardi, che riescirono dolorose ad entrambi; fu allora che s’introdusse la discordia nel Ministero e nella camera dei Deputali. Neppure si dissimuli che il partito esaltato ha fatto tanto male all’Italia, quanto e forse più che non ne fecero i retrogradi. Fu esso che rovinò ogni cosa a Napoli, fu esso che provocò gli scrupoli indi la diserzione di Pio IX; e la venuta di Mazzini a Milano fu una apparizione d’infausto augurio per l’indipendenza e l’unione dell’Italia. Carlo Cattaneo aveva aperta la prima breccia contro l’edifizio dell’unione, e Mazzini, anziché risarcirla coll’autorità del nome, la fece più ampia e