35 non poco ad impedire che altri voloutarii andassero a combattere senza averne ricevuto l’ordine. Questo impaziente ardore , benché derivasse da ìlobil sentire , fu non pertanto una infrazione alla disciplina che vuoisi reli"iosanienle osservare; e la ripetizione di simili alti costringerebbe con grave dolore il Comandante in capo ad usare giusta severità. Col prossimo Ordine del giorno egli farà conoscere i nomi de’ morii, de’ feriti e di coloro clic più particolarmente si segnalarano il di 7 alla Cavanella dell’Adige , ed il di 9 a Malghera. Frattanto è lieto di potere annunziare che, secondo i rapporti da lui ricevuti, nella fazione della Catinella il nemico ebbe non meno di 85 morti ( fra i quali il Comandante lei forte ) e di 407 feriti. Esseudosi egli recato all’ospedale di Venezia a visitare i feriti, un ¿»ranalicre nativo di Calabria , al quale era stato amputato il braccio drillo, gli disse: Darei per la nostra Italia anco il braccio clic mi rimane, e, dopo un momento di pausa , soggiunse: e come guadagnerò da Mivere senza il braccio dritto ? E il Generale gli rispose : io ti farò da ladrej ed ho già pregato il mio buon fratello di assicurarti una esistenza agiata anche dopo che io e egli non saremo più in vita. Un sorriso di compiacenza spuntò , a tali detti ; sul labbro di. quel prode così Gloriosamente mutilato. È bello il vedere che mentre parecchi Calabresi spargono qui il loro ¿angue per difendere la classica laguna con esempio di fratellanza che l’annoda l’un estremo d'Italia all’altro, le popolazioni delle Calabrie po-leutemente insorgono ne’ monti natii per abbattere un tristo Governo, che, a lacere d’ogni altra sua nefandigia, è stato traditore della causa italiana,. Ìì rovesciato il quale, sarà primo elFetto della libertà vittoriosa in quelle ontrade il partecipare con l’invio di numerose truppe alla sacra guerra Iella comune indipendenza. A \ienna fu pubblicalo il 5 corrente il seguente straordinario bul-Iletlino, che noi riportiamo, come 1111 nuovo saggio della veracità e buona fede degli scrittori austriaci. Non sappiamo se più si debba ammirare la ■impudenza con cui si spacciano favole Così stupide e assurde, che fanno ■onta al buon senso, o la stoltezza delle menti che le concepirono. E nel l'ero l’esercito austriaco che, occupate le nostre isole, s’avanza verso la ■città come a piè asciulto, i soldati toscani, che mai 11011 videro il ciel di |*enczia, asserragliati in piazza per aspettar l’inimico, e simili fanfaluche, |son veramente maravigliose per genti, le quali per trentatre lunghissimi ■mm fatalmente tiranneggiarono cjuesli luoghi, e avrebbero perciò dovuto pn tantino conoscerli. Ma essi conobbero così bene i luoghi, come le persone, e per questo ci hanno fatti così felici ! GUGLIELMO PEPE. IL GENERALE hcco la Ietterai traduzione dell’incomparabile ballettino :